Durante il Festival Inventaria 2o13, presso il teatro dell’Orologio di Roma, è andato in scena Il Protocollo, spettacolo in forma di percorso gestuale e afono nell’ambito del festival Inventaria. Immobili dietro un bancone, quattro attrici mettono in scena quattro diverse vite, dalla nascita alla morte e sempre a ritmo di musica.
Il Protocollo
Regia: Igor Grčko
Con: Francesca Renzi, Alessandra Coronica, Isabel Zanni, Emanuela Ventura
Produzione: Format4
Quando: 26 maggio 2013
Dove: Festival Inventaria – Teatro dell’Orologio, Roma
Uno spettacolo privo di parole approda al festival Inventaria, imperniato sulla sola gestualità di quattro giovani attrici; evento teatrale che rimane difficile inquadrare e, allo stesso tempo, cavalcata esistenziale a ritmo di musica che trascina dalla nascita alla morte. In poco più di un’ora, la dimensione temporale è strappata dalla frenesia. Un lasso di tempo risibile, tuttavia sufficiente a riassumere e archiviare quattro esistenze. Come apposto il timbro “presa visione”, la pratica chiamata vita può smarrirsi dentro una “pila” funeraria, assieme ad altre cartacce; questo è Il Protocollo.
Il palco inizia e finisce su di un lungo bancone bianco, un po’ trincea, un po’ gabbia, dalla quale chi si allontana è perduto. Tutto, dai treni alle automobili, dagli altri esseri umani a ogni elemento della vita dinamica a noi conosciuta, si materializza attraverso luci, musiche e rumori. Ed è in questo universo che le quattro personalità delle protagoniste vengono a galla, differenti tra di loro. L’energica, la dinamica, la perfezionista e la lasciva, in apparenza interessate dai medesimi input, reagiscono simultaneamente, certo, ma in modo diverso. In questo modo si salvano, coltivando quell’anomalia che preserva l’essenziale unicità di ognuno, qualunque essa sia.
Queste donne salgono la china della vita gradino dopo gradino. A ogni fatica che si aggiunge, affrontano un nuovo carico di responsabilità, mentre uno vecchio è abbandonato. Così lo scatolone dei ricordi si ingrossa prima di essere definitivamente eliminato. È una pulizia fisiologica, che, a noi uomini, Il Protocollo ci rivela affrontata dall’universo femminile, poiché è allora che la loro maggiore sensibilità si traveste di malinconia più intensa. La preziosità dello spettacolo consta proprio nell’aprire una finestra su questa e le altre differenze che intercorrono tra le due categorie di genere.
Non diamo la colpa alla morte, però, se nel lasciarci alle spalle il teatro, un’ansia eccezionale ci riaccompagna a casa. Quattro esistenze perfettamente normali sono appena trascorse, quello che hanno sperimentato – studi, diploma, matrimonio, figli – rientra nella prassi fenomenologica dei tempi moderni. Ma noi non l’accettiamo, anzi, ci sentiamo svuotare da tutta queste noiose consuetudini; parliamo di alienazione, ma il dubbio rimane comunque: “È, l’insaziabile ricerca di originalità, l’unico rimedio al male di vivere?” Perché, in fin dei conti, anche noi siamo degli alienati, persi in quella sorta di protocollo chiamato anticonformismo.