Italia Libre. Appunti per una moderna rivoluzione borghese di Paolo Zaffaina è il testo vincitore del Premio di drammaturgia DCQ – Giuliano Gennaio 2011. In una serata, due amici dallo stile di vita consumistico e notturno decidono di darsi alla lotta armata, all’improbabile ricerca di riscatto. Lo spettacolo è stato rappresentato dalla compagnia DoveComeQuando nell’ambito del festival Inventaria al Teatro dell’Orologio dal 20 al 22 maggio 2013, e sarà di nuovo in scena il 31 maggio.
Italia Libre
Di: Paolo Zaffaina
Regia di: Pietro Dattola
Con: Flavia Germana de Lipsis, Marco Schiazza
Aiuto regia: Alessandro Marrone
20 – 21 – 22 – 31 Maggio 2013 – Festival Inventaria
Teatro dell’Orologio, Roma
Un ragazzo (Marco Schiazza) e una ragazza (Flavia Germana de Lipsis) sono a casa. Lei, tra una striscia di cocaina e un sorso di sambuca, racconta di come la sera prima abbia rimorchiato una «figa della madonna». Lui non la sta proprio a sentire: è tutto intento ad esporre la sua nuova presa di coscienza. Si è reso conto che il sistema tiene tutti sotto scacco. Le rivolte e il ’68 non sono serviti a niente, anzi: il sistema impara dai propri errori. Anche le discoteche e i divertimenti, il pusher e i vestiti firmati rientrano in un piano: prevedere i bisogni delle persone e soddisfarli. Così, nessuno si renderà conto di essere privato della libertà di decidere della propria esistenza. La soluzione è solo una: lotta armata, anzi, armatissima.
Su youtube ci sono i video che spiegano come utilizzare un’arma e come costruire una bomba. La ragazza non ne vuole sapere, a lei vanno bene i divertimenti della squallida vita da falliti, c’è chi sta peggio. Eppure, una storia di enorme umiliazione subita dal ragazzo a opera di un giornalista è la molla decisiva. Pestare a sangue il reporter è la prima azione del CIOP (Collettivo Indipendente d’Opposizione Popolare), il gruppo terroristico formato dai due amici. Tra un pugno e l’altro viene alla luce il grido di battaglia – Viva Italia Libre! – . Saranno poi ideati due nomi in codice, Spartacus per lui e Goldrake per lei – «beh, per lo meno, Goldrake non è stato catturato e ucciso!» – . Il gruppo ha anche delle regole: mai fare vittime tra i civili, mai commettere atti criminosi (pippare cocaina è considerato lecito se è per caricarsi prima di un’azione).
La seconda azione consiste nel prendere in ostaggio un conduttore televisivo. L’uomo – rappresentato in scena da un pupazzo – è testimone di una notizia scomoda: Goldrake ha sbagliato a piazzare una bomba (messa a piazza Paolotti piuttosto che a piazza Matteotti) ed è esploso un ospizio, con diversi morti tra gli anziani. Spartacus, inferocito con Goldrake e teso per la bamba, spara all’ostaggio; ma la lite prosegue tra i due amici e, alla fine, il ragazzo muore. Dopo un momento di silenzio, squilla il cellulare della ragazza: è la conquista del giorno precedente che chiede conferma per l’appuntamento della sera. La ragazza esce dalla stanza, restano i cadaveri, ma tutto è tornato come prima.
Le passate formule della lotta armata sono per i due amici dei panni da vestire per evadere dalla propria vita già determinata, ma è del tutto inutile. Il mix tra i due stereotipi della lotta armata e dell’alienazione consumistica avvolge la vivacità dello spettacolo di una forte carica ironico-cinica, la quale si riflette nell’intento dei protagonisti: due falliti che cercano di cambiare la propria esistenza non possono, purtroppo, che apparire come una barzelletta.