Il MACRO Testaccio ospita Israel Now – Reinventing the Future, una delle più importanti mostre d’arte contemporanea su Israele realizzate in Europa nel 2013 e sostenuta dall’ambasciata di Israele in Italia e dalla Fondazione Italia Israele per la Cultura e le Arti. Rappresentata da ventiquattro artisti israeliani e curata da Micol Di Veroli, è una piattaforma culturale trasversale, multidisciplinare, capace di riflettere il dinamismo di una cultura che affonda le proprie radici in una spiritualità millenaria.
Titolo: Israel Now – Reinventing the Future
a cura di Micol Di Veroli
MACRO Testaccio, piazza O. Giustiniani 4
fino al 17 marzo
Reinventing the future è il concetto alla base dell’esposizione dedicata ad una nazione proiettata verso il futuro, che attinge alla propria cultura millenaria e al tempo stesso si afferma come stato giovane – quest’anno lo stato di Israele compie sessantacinque anni – in grado di mantenere la corsa con un mondo ormai lanciato verso la globalizzazione. Esposte ci sono espressioni artistiche che riescono ad imporsi come vere chiavi di lettura in grado di aprirsi a scenari paralleli, sia concreti che immaginari.
Generazioni e linguaggi differenti affiorano in un percorso di tubi a gocce. Piccoli punti di luce, linfa vitale della creatività e della scrittura visiva, indirizzano lo sguardo dello spettatore verso il seme germogliato, l’opera esposta. Una ricerca viva e pulsante attraverso i diversi approcci artistici, dalla fotografia alla scultura, dalla pittura alle narrazioni video, che si propone di plasmare nuove visioni immaginarie tangibili, districandosi così da un presente confuso e indistinto.
Un futuro interpretato con carattere, fiducia e coerenza.
Questo concetto risulta evidente in alcune opere: il video Gefltlefish di Boaz Arad dove l’autore critica ed analizza le tradizioni intervistando la madre intenta a cucinare un piatto tipico e ponendo domande anche ironiche; Orthodox Eros di Lea Golda Holterman è una serie di fotografie rappresentanti uomini in abiti di cerimonia della religiosa ortodossa ma, provocatoriamente, in atteggiamenti e pose cariche di sensualità.
Colpiscono lo spettatore The Lightworkers di Yehudit Sasportas dove il tempo e il cuore di un bosco si intrecciano in una danza visionaria e intenta a liricizzare le radici della natura come fondamento del futuro; Culture Plate di Michal Rovner dove un apparente ingrandimento al microscopio di una quantità di batteri nasconde in realtà le immagini di uomini in frenetico movimento; infine Uri Nir con la sua proiezione di una medusa nel cui scheletro vascolare viene iniettata una goccia di sangue umano, tale da mettere in evidenza lo scorrere e lo spazio di propagazione di esso, rappresentando metaforicamente il movimento ritmico della vita e il passare del tempo.
La mostra è ricca non solo per la quantità delle opere esposte, ma soprattutto per la qualità e la capacità di ognuno degli artisti di esprimersi al meglio. Il percorso si presenta come un vero e proprio caleidoscopio del panorama israeliano dove passato, scienza, sociale si riuniscono per dare voce ad una nazione che ormai si sta imponendo culturalmente nei maggiori centri mondiali.