Da venerdì 11 a domenica 13 gennaio, a Il Kino è stato proiettato il film di Toni Trupia Itaker – Vietato agli italiani. Il film, che ha ricevuto il contributo del Mibac e il sostegno di Trentino Film Commission, narra la storia del piccolo Pietro e del suo viaggio in Germania alla ricerca del padre scomparso.
Itaker – Vietato agli Italiani, di Toni Trupia, Ita/Rom 2012, 98′
Sceneggiatura: Toni Trupia, Michele Placido, Leonardo Marini
Fotografia: Arnaldo Catinari
Montaggio: Consuelo Catucci
Musiche: Marco Biscarini, Davide Cavuti
Produizione: Goldenart Production, Mandragora Movies, Rai Cinema
Distribuzione: Istituto Luce Cinecittà
Interpreti: Francesco Scianna, Tiziano Talarico, Monica Birladeanu, Michele Placido, Andrea Trovato, Nicola Nocella, Pietro Bontempo, Eva Allenbach, Angela Demattè, Alessio Della Costa, Milena Lunelli, Gelsomina Bassetti
Anni ‘60. Pietro Zanon ha nove anni e vive in Trentino. Suo padre è partito per andare a lavorare in Germania e di lui non si hanno più notizie da tempo. Sua madre, invece, è appena morta. Il prete del paese decide così di affidarlo a Benito, un giovane lavoratore del sud che afferma di conoscere Luigi, il padre di Pietro. Dopo aver promesso di riportare il bambino tra le braccia paterne i due partono insieme per la Germania. Ma in realtà quello di Benito è l’unico escamotage possibile per ricevere un passaporto e rientrare a Bochum, affinché possa tornare a lavorare in fabbrica dopo alcuni mesi di galera in Italia. Benito non ha mai visto Luigi Zanon e appena arrivato in Germania cerca di sbarazzarsi in tutti i modi del bambino.
Impossibile. Sensi di colpa e circostanze giocano contro la volontà iniziale di Benito. Pietro comincia a vivere nella baracca in mezzo agli operai, tutti immigrati italiani, e con loro ricrea una parvenza di aspetto familiare. Tra lui e Benito, intanto, comincia a costruirsi un feeling sempre maggiore, aumentato anche dalla presenza di Doina, giovane barista romena con cui Benito intesse una relazione, nonostante la presenza ingombrante di Pantanò, piccolo boss locale che contrabbanda stoffe e tessuti e al cui servizio è tornato lo stesso Benito. Il mutismo iniziale di Pietro è svanito e l’ambiente familiare ora è totalmente ricreato.
La ricerca del padre sembra ormai far soltanto da sfondo al film; tuttavia il finale la fa riemergere in tutta la sua drammaticità, mostrando, nell’ultima scena, la decisione di Pietro e tutta la sua forza di volontà che collima perfettamente con quella di Benito. Il passaggio dal tedesco all’italiano segnerà, come un passaggio di testimone, il tentativo, anche se solo abbozzato, di ricostruzione del nucleo familiare.
Con una fotografia decolorata e tetra, – che arriva ad assumere i toni del grigio nei flashback – capace di rendere bene il dramma di Pietro e il suo brusco passaggio dalla casa natia al mondo degli emarginati, Toni Trupia ci mostra, in tutta la sua forza, il completo disagio degli immigrati. Sicuramente importanti sono le interpretazioni del giovane Tiziano Talarico e di Francesco Scianna. Ci troviamo di fronte a uomini che vivono lontano dalle loro famiglie e che sono immersi tra dubbi sentimentali, economici ed esistenziali. E’ il malessere di quel singolo che assume su di sé la fatica insieme alla speranza di migliorare le condizioni di vita dei cari lontani. Uno spaesamento, un non sentirsi a casa propria, da intendere come uno strazio a cui non può corrispondere nessuna istanza di liberazione.
In Itaker non ci troviamo di fronte alla Germania multiculturale degli ultimi anni, ma a una terra in cui la cesura tra abitanti del posto e operai stranieri è palese e arriva ad assumere quasi i tratti del bullismo adolescenziale. Nel film, l’apertura allo straniero ancora non è arrivata; essa sarebbe, infatti, il primo indice di redenzione in attesa del ritorno a casa. In fondo Itaker, in tedesco, significa “italianacci”.