Jon Spencer Blues Explosion-Live-Monk
Artista: Jon Spencer Blues Explosion
Dove: Monk (concerto organizzato da C’Mon/Monk & Mojo Station)
Quando: 11 marzo 2016
Sul palco: Jon Spencer, Judah Bauer, Russel Simins
foto a cura di Luca Prospero
Descrivere a parole un live dei Jon Spencer Blues Explosion si rivela impresa complessa e forse non del tutto realizzabile. Un approccio violento sia dal punto di vista sonoro che visivo lascia l’ascoltare in confusione, incapace di “linguisticizzare” un giudizio estetico, di gusto, che in parte non può che restare all’interno di un piano squisitamente emotivo.
Venerdì 11 marzo sul palco del Monk si è esibito lo storico trio formato da Jon Spencer (chitarra e voce), Judah Bauer (chitarra) e Russel Simins (batteria) che ha dato vita, più che ad una Blues Explosion (evocata a più riprese dal cantante come vuole la tradizione), a una totale esplosione di energia.
Già dal primo pezzo, White Jesus, l’impatto è quello di una potenza incontenibile: affidato all’attacco “primordiale” del batterista e all’incontro di chitarre ruvide e viscerali, questo incipit ci trascina in un mondo animato dall’incontro di garage, noise, rock, punk e perché no, Blues?
Le impressioni visive assecondano quelle sonore: i Jon Spencer suonano vicinissimi tra loro, anche non avendo limiti di spazio sul palco, creando quella sinergia che rende la loro musica così “unità’” come una mano che si stringe in un pugno.
L’atteggiamento è quello sfrontato e distaccato del rocker che si diversifica nell’espressività quasi annoiata di Bauer, nella fisicità brutale di Simins e nella sfacciata arroganza di Jon Spencer (durante il live strappa dalle mani una telecamera ad uno spettatore e la butta via).
La maggior parte dei pezzi eseguiti sul palco proviene dal decimo e ultimo disco del gruppo: Freedom Tower-No Wave Dance Party 2015 è una dedica alla Grande Mela (città che ha visto nascere e crescere la musica dei Jon Spencer) e al periodo di sperimentalismo post punk anni ‘70 (NO Wave). Non a caso le immagini che scorrono dietro la formazione statunitense durante il live sono quelle di una New York pre 9/11 alternate a frammenti di pellicole cult-horror anni ‘70 come Il medaglione insanguinato di Massimo Dallamano (!).
Emerge tra tutti Very rare, uno dei pochi brani strumentali, in cui riusciamo a distinguere più dettagliatamente le parti di ciascuno in una momentanea parentesi di spensieratezza.
Complessivamente il live dei Jon Spencer regala un’esperienza sensoriale completa e appagante se non fosse per l’atmosfera statica causata dal poco coinvolgimento di un pubblico ingiustificatamente spento.
Una nota di merito spetta a Spookyman, carismatico Blues Man/one man band del Delta del Tevere, che in apertura ci ha regalato una splendida performance chitarra e voce, accompagnate da un’inusuale batteria composta unicamente da una valigia e una scatola.