Jordi Savall. Lo Spirito d(ell)'Armenia a Roma

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Jordi Savall, uno dei più grandi interpreti della musica del periodo rinascimentale e barocco, si è esibito presso l’aula magna del rettorato dell’Università La Sapienza, con il suo storico gruppo Hesperion XXI e con altri musicisti armeni.

Quando: Giovedì 14 Gennaio ore 20.30

Dove: Istituzione Universitaria dei Concerti

Ascolta: Monteverdi – Tancredi e Clorinda

Ho visto Jordi Savall per la prima volta due anni fa, a Perugia. Allora lo scenario era la suggestiva chiesa di San Bevignate, un complesso templare duecentesco sconosciuto ai più, istoriato da incredibili affreschi e dotato di un’acustica perfetta. In quell’occasione la navata si animò di musiche antiche, perdute, trasportate dalla tradizione iberica del ‘500 alle sonorità delle Colonie d’oltre oceano, restituite dall’ensamble Hesperion XXI in un intreccio diacronico tra Europa ed Americhe. Artista colto ed appassionato, Savall ha saputo arricchire in questi anni la sua ricerca musicale di pagine inedite provenienti da epoche e culture diverse, sfiorando il repertorio classico e svelando la tradizione orale popolare. Spirito d’Armenia nasce dalla volontà di raccontare all’uditorio la particolarità del repertorio musicale di una delle più antiche civiltà cristiane d’Oriente, la cui storia nazionale è gonfia di dolore e ingiustizia. L’eredità del tempo si comprende sin dal programma di sala: Canto d’esilio, Ode alla libertà, Suppliche, si legge. L’evocazione alla libertà è presente in tutte le epoche, e come un basso continuo caratterizza tutte le evoluzioni musicali, dai canti tradizionali alle composizioni recenti.

Sul palco, oltre a Savall e al suo Hesperion, sono presenti musicisti Armeni con duduk e kamancha, strumenti tipici della loro terra d’origine. Il duduk, particolarissimo flauto dal timbro nasale, viene suonato a coppia, sia intonando la stessa voce sia distinguendo la melodia dal basso, essendo in grado di produrre sonorità simili al clarinetto e al contempo, un caldo tappeto sonoro d’accompagnamento. La kamancha, invece, è uno strumento ad arco con cassa rotonda di origini persiane, dal suono simile alla viola: con la viola d’arco, la viella e i tamburi stende lo sfondo sul quale si spiega la voce di Aram Movsisyan, profonda ed intensa, specialmente nell’accorata Ode alla Patria (Hayastan yerkir). La voce si tinge di scuro per i Canti d’amore e si increspa nei Lamenti, partecipando più ritmicamente ai canti rurali. L’Aula Magna dell’Università è stracolma ed acclama  i musicisti fino al secondo bis, dopo i 19 brani di un concerto dedicato anche a Montserrat Figueras, recentemente scomparsa, che di Savall fu compagna di vita oltre che di impegno nella valorizzazione del patrimonio musicale antico.

“Senza emozione non c’è Memoria, senza memoria non c’è Giustizia, senza giustizia non c’è Civiltà e senza civiltà l’essere umano non ha futuro.”

(Jordi Savall)

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Redazione

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