Nel silenzio, di Lorenzo Ferrante e Matteo Ricca, Italia 2015, 15′
Produzione: Willbestudios
@ 9 maggio 2015, RIFF (Rome Indipendent Film)
Nel silenzio è un’opera sorprendentemente matura, frutto di un lavoro a quattro mani dei giovanissimi Lorenzo Ferrante e Matteo Ricca, che già sta facendo parlare molto di sé in numerosissimi festival (BIFF, Valsusa Film Festival, Castro Film Festival, etc.). Il difficilissimo tema del racconto della disabilità ed il disagio psicologico di chi assiste a quella condizione, scivola lungo tutta la durata del film con eleganza. Una catarsi nel mezzo della natura, quasi protagonista del cortometraggio.
Nel silenzio è un dramma psicologico familiare dalle stretta “mura” borghesi che, nei loro silenzi, lasciano trasparire molto più di quanto vorrebbero. Silenzio nel quale lo spettatore si immerge, sprofondando nella dilaniante sofferenza di ognuno dei personaggi. Il dolore viene vissuto in maniera diversa da ognuno dei volti che vediamo, perfino da quello di Luca, “causa” della frattura di questa famiglia. Luca (Andrea Tibaldi), infatti, è in stato vegetativo dopo un incidente di cui non ci è dato sapere particolari. Nei suoi sguardi infantili e spenti, messo in un angolo come una pianta o un animale domestico da accudire, si riesce quasi a scorgere quella disperata richiesta di aiuto, di essere riportato alla vita e non compatito. Dall’altra parte troviamo Mauro (Lorenzo Demaria), fratello minore. Rabbioso e rancoroso verso quella sconvolgente situazione. Mauro è stanco di vedere sua madre (Monica Bonomi) accudire il fratello come se fosse un bambino: stanco dei finti sorrisi, degli infiniti silenzi a tavola, dell’immensa distanza tra i genitori. Un padre (Marco Biraghi) quasi inesistente, ed una madre totalmente annullata dai figli.
Intimo e profondo, Nel silenzio è un film che porta lo spettatore ad una riflessione interiore. Ci si lascia travolge dal tumulto delle emozioni, senza bisogno di parole. Un film che quasi lo si potrebbe vedere ad occhi chiusi, se non fosse per la magnifica fotografia e potenza delle immagini. Sconfinati paesaggi che inglobano Luca e Mauro, in una disperata fuga alla ricerca di un rapporto ormai perduto.
Mauro, infatti, affronta un viaggio nella sua memoria, nei luoghi dell’infanzia, dell’adolescenza con suo fratello maggiore. Un fratello adesso visto come un’appendice cattiva. Qualcosa che succhia via la vita di Mauro.
Una vera apnea di quindici minuti. I campi lunghissimi e gli confinati silenzi, accompagnano Mauro nella sua lotta contro se stesso, contro l’impossibilità dell’accettazione. Mauro ha bisogno di isolarsi, di perdersi assieme a Luca e provare a ricostruire ciò che ormai il tempo ha portato via.
Rendersi consapevoli della realtà ed accettarla, andando comunque avanti. Questo insegna Nel silenzio.
Frantumi messi maldestramente al loro posto; ma quando uno specchio si rompe, per quanto tu possa sistemare ogni sua scheggia, non potrai mai ottenere un risultato perfetto. La sua superficie resterà ugualmente incrinata ed imperfetta. Ed è proprio con questa imperfezione che Mauro deve fare i conti, fino ad accettarla. Alla fine sarà proprio questa consapevolezza a riunire Mauro con se stesso, con i suoi genitori e con suo fratello Luca. La vita che continua, anche dopo la caduta.
Per quanto possa sembrare azzardata la scelta di due registi così giovani di trattare un tema così delicato, Nel silenzio è la prova di un forte senso di sensibilità e consapevolezza del proprio operato.