Onirica, di Lech Majewski, Polonia/Italia/Svezia 2013, 102’ Produzione: Angelus Silesius Distribuzione: CG Home Video @ Festival del cinema polacco, Casa del cinema, 5-9 novembre 2014 Disponibile su Rome Film Market
Con Onirica si conclude la trilogia di Majewski sull’arte; dopo I colori della Passione e Il giardino delle delizie, due film ispirati ad altrettanti dipinti, questa volta il regista prende le mosse da un poema, anzi, il poema: La Commedia di Dante.
Il protagonista, Adam, è un poeta e professore universitario che, dopo essere miracolosamente sopravvissuto ad un grave incidente nel quale ha perso il suo amore e il suo migliore amico, decide di abbandonare la scrittura e il suo lavoro all’università. Trova lavoro in un supermercato, nonostante senta troppo spesso l’esigenza di fuggire dalla realtà, chiudere gli occhi ed immergersi in una dimensione, appunto, onirica.
Adam oscilla continuamente fra la realtà – in cui si susseguono una serie di eventi catastrofici che hanno sconvolto la Polonia nel 2010, fra i quali anche un incidente aereo costato la vita a buona parte della dirigenza politica polacca – e il suo inconscio, che si manifesta attraverso le potenti immagini dei suoi sogni. Come un’anima in pena, quasi un fantasma, Adam si muove nel mondo reale senza riuscire a partecipare al dolore collettivo. Schiacciato dal senso di colpa per essere l’unico sopravvissuto all’incidente e tormentato dai dubbi sul senso dell’esistenza, cerca di farsi luce nella selva oscura del proprio dolore.
In autobus, per strada, ascolta con le cuffie la Divina Commedia recitata in italiano, mentre a casa la legge in polacco aiutandosi con delle raffigurazioni dell’opera. Questo volersi calare nel poema attraverso tutti i sensi rispecchia il lavoro di Majewski stesso che, nonostante abbia letto la Commedia in polacco e inglese, si è servito di diversi strumenti – l’attore Massimiliano Cutrera ha, per esempio, recitato i versi danteschi per lui – per andare oltre il senso, e coglierne il ritmo e la molteplicità di immagini.
Onirica può essere un film difficile da digerire, un film dal ritmo lento, in cui l’immagine fortemente simbolica prende il sopravvento sulla trama; del resto Majewski nasce prima come pittore che come regista e il suo anti-cinema, il suo procedere per scarti come si fa in pittura, può risultare molto ostico per chi è abituato al normale scorrimento delle immagini.