Siamo alla fine degli anni ’30 – gli anni della grande crisi economica e delle tumultuose lotte operaie – ed un piccolo nucleo familiare, composto da Amanda, Tom e Laura, arranca tra le ristrettezze finanziarie in una casa popolare di Saint Louis, elaborando a fatica la fuga del padre e continuando a vivere nella memoria dei suoi vecchi dischi.
Il giovane e responsabile Tom (Danilo Celli), nonché narratore di questo dramma della memoria, sacrifica la sua vita e i suoi sogni per svolgere il noioso lavoro di impiegato di magazzino di giorno, mentre vive le avventure degli altri, dal cinematografo, di notte. Amanda è una madre di famiglia, plateale e dalla mentalità borghesotta, che vive con rimpianto l’epoca dei suoi ricchi pretendenti del Blue Mountain, convinta che “i giovani di una volta sì che erano vitali e galanti!”, e si cruccia della fine del suo matrimonio. Fintamente gioviale e a volte totalmente inopportuna, questo personaggio impetuoso, impeccabilmente interpretato da Elisabetta De Palo, ci ha strappato sorrisi e lasciato al contempo un gusto di amara compassione. Una delle sue più grandi preoccupazioni, infatti, è quella di sistemare la sua dolcissima Laura (Valentina Marziali) che, così timida da non riuscire a relazionarsi con il mondo esterno, preferisce rinchiudersi nel suo zoo di vetro in miniatura. Il vetro, per definizione, non è ancora cristallo: in forma pura è trasparente (lo è straordinariamente di più alla luce), duro, pressoché inerte dal punto di vista chimico e biologico e presenta una superficie liscia. Allo stesso tempo, questo misterioso materiale è molto fragile e tende a rompersi in tanti frammenti taglienti. Il vetro è proprio come la piccola Laura: parte di quello zoo di Murano non ancora cristallo, imperfetta e così inadeguata al suo interno così come al suo esterno, resa claudicante da una malattia infantile, imprigionata in un corpo e un’anima da cui difficilmente riesce ad uscire, tanto che ogni piccola inezia si trasforma in enorme ostacolo.
Inerte e passiva alla vita, lascia che tutto scorra, poiché troppo paralizzata per poter uscir fuori, dura nel suo impenetrabile mondo interno, ma così fragile da frantumarsi in mille pezzi non appena sfiorata. Questa è la peculiarità di uno zoo di vetro apparentemente invisibile ma che, filtrato da fasci di luce, viene messo in risalto e guardato da più angolazioni.
Et voilà! Una cena organizzata con un amico di Tom, “che sia ricco e che non beva possibilmente!”, una tavola imbandita per bene, il primo (elegantissimo nonché ridicolo) abituccio capitato tra le mani di Amanda e… chissà se la tenera Laura finalmente troverà marito.
Peccato che il fato crudele voglia che il Dorian Gray dei poveri, Jim (Giulio Cristini) sia il grande amore segreto della povera Laura fin dai tempi del liceo, ma che sfortunatamente sia fidanzato con Betty. Ẻ lui stesso a rivelarlo alla ragazza mentre intrattengono una profonda conversazione che libera Laura dalle sue timidezze. E così, tra un ballo e l’altro, Jim rompe maldestramente l’unico-rno di vetro, facendolo diventare un cavallino uguale a tutti gli altri. Laura glielo affida insieme alla sua anima. Questo le crea un immenso dolore, ma mette la parola fine ad un’era.
E’ un’opera piena di sentimenti poetici quella che ha reso famoso Tennessee William: delicata, pura e ricca di profonde metafore, nonostante non regali un meritato e forse vanamente atteso lieto fine. Volendo, però, si può trovare il risvolto della medaglia. Tom scappa lontano in cerca di una vita migliore, proprio come aveva fatto il padre, continuando ad amare profondamente sua sorella. Per quanto concerne Laura, la sua anima è in frantumi, proprio come il nucleo familiare, nonché mancante del pezzo unico della sua collezione -essenza della sua preziosa unicità – e del suo caro fratello.
Non si sa se Laura riuscirà a rimettere insieme tutti quei frammenti taglienti dentro di sé, ma il vetro, purtroppo o per fortuna, è stato bucherellato dalla luce e sarà difficile che il buio torni.
LO ZOO DI VETRO
Presentato per gentile concessione della “University of the South, Sewanee, Tennessee”
Di Tennessee William
Traduzione Gerardo Guerrieri
Regia Salvatore Chiosi
Con Elisabetta De Palo, Danilo Celli, Valentina Marziali, Giulio Cristini
Scena e Costumi Stefano Cioncolini
Musiche Pericle Odierna
16 novembre -4 dicembre 2011, Teatro Casa delle Culture di Roma