RAY GELATO & HIS GIANTS ORCHESTRA
Ray Gelato – voce & sassofono tenore
Guther Kurmayr – pianoforte
Oliver Wilby – sassofono tenore & soprano
Daniel Marsden – tromba
Andy Rogers – trombone
Oliver Hayhurst – contrabbasso
Sebastian DeKrom – batteria
Dove: Auditorium Parco della Musica
Quando: 13 Febbraio 2012
Info: Ray Gelato Official Site
Ascolta: Bar Italia
La musica del passato ha un fascino irresistibile. Il fascino risiede non solo nella riproposizione, ma anche nell’evocazione di un’atmosfera ricca di stile e classe. Su questo molti artisti hanno fondato la propria carriera, spacciando spesso il vecchio per il nuovo, omettendo colpevolmente la fonte della propria ispirazione. Al contrario altri, hanno più onestamente modellato una missione: quella di diffondere di nuovo dei generi che non meritavano di essere dimenticati. A quest’ultima categoria appartiene il veterano anglo-italiano Ray Gelato. Attivo da più o meno 20 anni è un carismatico musicista swing, ma non solo: ha suonato praticamente in tutta Europa e ha avuto l’occasione di esibirsi in presenza della Regina Elisabetta II e Paul McCartney. Supportato dai suoi Giants, questo valido sassofonista e vocalist incarna con passione lo spirito dei grandi crooner del passato come Louis Prima, Frank Sinatra, Sammy Davis Jr., Dean Martin, Bill Haley.
L’intera perfomance è frutto quindi di un omaggio, un continuo di cover su cover, senza che mettano in secondo piano l’unico brano originale del gruppo che si chiama Smoke it!/Fuma!, divertente elogio ai vizi umani, scritto con la collaborazione di Leo di Lorenzo. L’omaggio agli anni Trenta si ripropone anche nel vestire, poiché tutti i componenti del gruppo sono in giacca e cravatta – bretelle. Forte è la ricerca di interazione con il pubblico soprattutto grazie alla capacità di Ray Gelato di essere e fare più cose contemporaneamente:prima cantante, poi sassofonista, poi ballerino (nonostante i capelli bianchi), poi intrattenitore di una fumosa sala da ballo. La platea, non è più composta da semplici spettatori di un concerto, ma si converte in uno gruppo di amanti del lindy hop anni ’30.
Sembra di entrare in una macchina del tempo, basta scorrere qualche titolo: That’s amore, Tu vuo fà l’americano, Carina, Jumpin’ jive, Better tonight, Papa loves mambo, Vieni via con me, Just a gigolo, Sing sing sing, Volare. I capisaldi swing sono praticamente tutti presenti. A braccetto con Benny Goodman, Duke Ellington, Cab Calloway, fa comunque piacere ascoltare pezzi di Renato Carosone, Fred Buscaglione, Domenico Modugno e Paolo Conte, che rendono giustizia al contributo italiano.
Per molti versi questa è musica da intenditori. Si tratta di evergreen da maneggiare con cura, punte di diamante di un genere che fu la versione mainstream del jazz. La band e Ray, saggiamente, vanno dritti al sodo, facendo ballare il pubblico dall’inizio alla fine dello spettacolo. Solo di tanto in tanto, si permettono di giocare con gli strumenti sfruttando le improvvisazioni e le dinamiche tipiche di una big band.
In conclusione il revival non è mai didattico, ossessionato dal fare bella figura o troppo rispettoso degli arrangiamenti. Un’onesta, appassionante, mai arrogante, ricerca di una freschezza, di una linfa vitale, viene offerta a chi ha la passione per assaporarla, indubbiamente in una maniera che in pochi sono in grado di proporre ai giorni nostri.
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