A seguito del licenziamento di Mariafrancesca Garritano dal Teatro alla Scala di Milano e di tutto il tam tam mediatico scaturitovi mi preme rilasciare un comunicato (che chiunque può sottoscrivere e diffondere come meglio crede) rivolto al mondo della danza ed in modo particolare a coloro che ogni giorno la danza la dirigono e la insegnano ai piani alti della cultura italiana.
“Innanzitutto vorrei dire che incutono sgomento le dichiarazioni ufficiali della fondazione del teatro e del suo corpo di ballo, come incutono sgomento le dichiarazioni di alcune note danzatrici italiane in merito a tale tema.
Dove vivono queste persone? Di sicuro non nel mondo in cui ho vissuto io quando ho studiato nelle accademie o dove hanno vissuto tutte le persone legate alla danza che io all’oggi conosco e frequento.
Quello che hanno visto loro non posso dirlo, ma dato che sono stato dotato di occhi buoni per osservare e buone mani per scrivere posso dire quello che ho visto io in quasi vent’anni:
Ho visto ragazze di 13 anni disperarsi perché scovate al bar a mangiare un panino invece della solita mela, dirigenti che consigliavano agli studenti di sostituire il pranzo con una centrifuga di frutta, insegnanti che in maniera abile e sussurrata facevano pesare le naturali forme di un fisico umano fino a portare giovani studentesse ad odiare l’immagine di loro stesse in maniera permanente, ragazze pesare 45 kili e sentirsi dire che avevano il culone.
Ora vogliamo fare i formali e capire se si parla o non si parla di anoressia; “se è anoressia allora è sbagliato ma se è solo cura del corpo be…”. Ma perché, dove è il confine signori emeriti dei grandi teatri e delle grandi scuole tra quella ambigua attenzione all’estetica che diffondete e la malattia? Dove finisce il sottile terrorismo psicologico ho visto compiere quotidianamente per far costantemente dimagrire ragazze sempre troppo grasse e comincia invece l’istigazione all’anoressia? A quanti kili vogliamo fissare la soglia?40?35?22?
Qui ci prende per i fondelli. Nascondersi dietro la solita storia della danzatrice col fisico longilineo non basta più. Chi l’ha detto che c’è un fisico perfetto che si misura in peso o in calorie per poter divenire una danzatrice? Di sicuro ci saranno delle predisposizioni fisiche che portano ad una migliore aderenza all’immagine che la borghesia ha di una ballerina ma questo non significa che chi non ha tali predisposizioni debba essere tagliato fuori dalla danza o debba in età di sviluppo essere rovinato da docenti e direttori frustrati e pedagogicamente incompetenti.
Qui parliamo di bambine, bambine che vogliono semplicemente danzare ed esprimere la loro sincera ed innocente emotività. Fate un esame di coscienza grandi super-maestri, scendete dal piedistallo ed anzi che arroccarvi dietro l’omertà che vi ha sempre contraddistinto, provate, per una volta, ad essere sinceri…con voi stessi.”
Gianpaolo Marcucci
ex-danzatore, scrittore ed editore di “Pensieri di Cartapesta”