La fotografia di Sofia Bucci

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Giovane fotografa romana, Sofia Bucci, è alla sua prima pubblicazione editoriale. Il Sapore delle foglie, tuttavia, non è solo un libro o una raccolta di foto, ma quanto un insieme di «dettagli, visibili e a volte invisibili all’occhio umano».  Abbiamo la fortuna di incontrarla alla premiazione del concorso fotografico The Memory remains della V edizione del Cascina Farsetti Artdove ha ricevuto una menzione particolare per il progetto presentato.

TitoloIl Sapore delle foglie, Sofia Bucci, 2013

Foto: Sofia Bucci

Progetto grafico: Sofia Bucci

Testi: Antonio Rezza da Son[n]o

Stampa: tipografia Eurosia

Packaging: Legatoria Ciccarelli

Lo spaesamento è quella sensazione che riempie gli spazi vuoti nella normale percezione della realtà. Non significa sognare. Significa semplicemente rendersi conto di altri mondi obliquamente attraversanti quello a cui siamo abituati. Ciò a cui siamo stati abituati. Le abitudini possono nuocere gravemente alla salute. Guardare con altri occhi. Osservare altri orizzonti. Lo spaesamento è una sensazione indotta, tuttavia, che genera meraviglia. Ed è proprio quest’ultima, la parola esatta per definire il libro fotografico di Sofia Bucci. Ovvero, Il sapore delle foglie. Una meraviglia, che produce spaesamento. Ogni singolo fotogramma impresso su quella carta particolare, foderata da una sorta di laccio e da un bauletto che sembra una foglia, contiene un’immagine che regala percezioni surreali. Quel che c’è veramente in ciò che osserviamo può essere definito dall’emozione che ne scaturisce. Il progetto della giovane fotografa romana ne regala molte di emozioni. È un percorso, che viene fuori da un altro percorso, da immagini scomparse per sempre dalla memoria. Da quel qualcosa che non può essere dimenticato, perché già era sempre nei ricordi, e che di conseguenza ci fa percepire ciò che manca: e forse è proprio la mancanza di qualcosa a farci capire la sua importanza.

Andrea Palazzi/Chiedere ad un artista cosa ci sia dietro la sua opera, a mio modesto parere, è come chiedere alle nonne i segreti delle ricette. Però almeno gli ingredienti de “Il sapore delle foglie” potresti svelarceli.

Sofia Bucci/ Ne “Il sapore delle foglie”  non parlo di voli nell’iperuranio, di stelle, di anime e di ali. L’impalpabile non mi aiuta in nessuna ricerca e la spiritualità non è territorio che mi sento (per il momento) di presidiare. Ho sempre avuto la consapevolezza che la mia adesione al suolo sia una zavorra e non solo una forma di legame appassionato alla realtà. Tengo sempre a mente che peso più di sessanta chili che restano inchiodati a terra e rispondono perfettamente alla forza di gravità. Sto giù. Dove ci si ammala e si guarisce. Appunto, parlo di malattia e di guarigione. Parlo di come le ferite guariscano, di cicatrici, di perdita. Le fotografie che sono all’interno del libro sono dettagli, visibili e a volte invisibili all’occhio umano. Sono segni sul corpo, passeggeri o perenni. Sono attimi di allucinazione, legati al mondo animale e non. Sono la mia storia intrecciata ad un’altra storia e fuse insieme, fino a diventarne una sola. È il tornare ad amare e quindi, alla vita. Con la consapevolezza che siamo destinati a perdere, l’Amore e la Vita.

A.P./ Sappiamo che hai ricevuto una menzione speciale al concorso fotografico The Memory remains del CascinafarsettiArt, dove si invitava i partecipanti a riflettere sulla tematica della memoria intesa come “traduzione”: il ricordo rivivrà e non solo nel riflesso di se stesso. Cos’è per te il ricordo? E quanti ricordi ci sono nel tuo libro?

S.B./ Ricordo (così stiamo in tema) dai miei studi classici che “ricordo” deriva dal latino “re-cordis” ovvero “richiamare in cuore”. E quello che io chiamo “cuore” è un muscolo che pompa sangue; e quaggiù batte come un timpano nel petto e se batte troppo lo fermi con la chimica. Non con un bel respiro o uno sguardo rivolto alle stelle. Il ricordo non è sogno fatuo o fantasticheria, ma sentimento concreto, esperienza diretta. È ciò che ha martoriato e accarezzato la nostra pelle. Ne “Il sapore delle foglie” più che ricordi, è presente il presente stesso. Ci sono i segni che hanno lasciato i ricordi. Ma ora basta parlare di passato, è tempo di vivere.

 A.P./ Dove vuole arrivare Sofia Bucci? Qual è il sogno racchiuso nella sua professione?

S.B./ Sofia Bucci vuole arrivare. Dove non si sa. L’importante è che si arrivi. E se non ci son strade, le si tracceranno.

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Autore

Andrea Palazzi

"Il passato è presente in ogni futuro". Andrea Palazzi scrive quello che i suoi occhi osservano e quello che la sua epidermide del cuore assorbe. Nelle sue recensioni traspare la continua ricerca tra l'esatta posizione delle cose e la loro giusta dimensione. Per lui l'arte è l'interazione emotiva tra chi crea e chi osserva.

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