LA LUCE DEL BUIO

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Un ritmo intricato di luce e oscurità, un gioco materico tra il manufatto e il suo artigiano: il museo Carlo Bilotti di Villa Borghese ospita la genialità mordace di Roberto Almagno e Sandro Sanna. Per entrambi la materia grezza è lo strumento con cui raccontare la realtà, donandola nella sua purezza originaria; in entrambi la forza espressiva, data dall’utilizzo del colore scuro, è efficace e coinvolgente, pur nella semplicità delle rappresentazioni. I quadri e le sculture si snodano nel percorso della galleria in un canto univoco, che permette alle opere di riconoscersi e significarsi reciprocamente. Almagno descrive con Faglia e Vento la forza, l’energia e il dinamismo del legno: piegato, levigato, e completamente tinto di nero – al punto  da sembrare metallo -, descrive strutture le cui linee sono dolci e armoniose. Con la prima opera, che si staglia contro la bianchezza della sala, l’autore dà corporeità ad un ossimoro: la pesantezza del materiale e il colore scuro svaniscono nella leggiadra danza delle forme concave e convesse, speculari l’una all’altra; le due grandi superfici di legno, infatti, sono come delicatamente appoggiate a pali del medesimo materiale, che squarciano la figura, senza alterarne l’equilibrio.

Con la seconda scultura l’artista, invece, tenta di fermare il movimento: vari pezzi di legno, di cui si esalta la proprietà della flessibilità, sono posti su una parete, contorti e sinuosi, nel vano tentativo della cornice di afferrarli. Ma non si può immobilizzare il loro incedere: anche se lento, esso è inesorabile. L’occhio dello spettatore segue quella cadenza ritmica, che spezza la cornice e continua fuori, giocando come un’ombra sul muro. Intrecci infiniti di luce e buio si creano anche nelle opere di Sanna: con il suo ciclo di quadri Primigenia – dipinti su legno o su lamiera di alluminio- l’artista cattura la luce come fosse l’abitante primordiale dell’oscurità. Ampie campiture di tempera nera sono ritagliate da fitte linee argentee, che ne delineano i confini e il visitatore ne viene sconvolto: alla piattezza del colore si sostituisce il movimento dello stesso. Nell’opera si individuano così non solo volumi geometrici tridimensionali, ma la stessa materia buia si illumina, grazie al contrasto tra il nero e l’argento: sembra voler uscire dal quadro, per dar voce ad un universo remoto, ambiguo, che si dilata e allunga in uno spazio sospeso e irreale. La forma geometrica rettangolare, protagonista delle opere, grazie ad un sapiente gioco prospettico, comunica sensazioni eteree e coinvolge nel turbinio di un movimento im-mobile, dettato dalla stessa oscurità pregna di luce. L’immaginario dei due artisti è quello di un universo vergine, mescolanza di luminosità e buio, dove nessuna ombra si è distintamente creata: vi palpita inquieto il principio stesso della vita, catturato nella semplice sensualità del legno di Almagno e nelle metamorfosi raffinate dell’oscurità di Sanna.

LA LUCE OSCURA DELLA MATERIA

di Roberto Almagno e Sandro Sanna

Museo Carlo Bilotti, Roma, dal 19 maggio-8 luglio 2012

a cura di Lorenzo Canova

in foto Primigenia di Sandro Sanna

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Autore

Valentina Cucchiaroni

Caporedattrice della sezione Arte di Nucleo Artzine, appassionata della scena artistica contemporanea, ha studiato filosofia teoretica alla Sapienza di Roma.

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