Presentato presso il Cinema Barberini alla presenza di numerosi giornalisti, La Madre, opera prima di Andy Muschietti, prodotta da Guillermo del Toro, intreccia, mediante la tipica struttura dell’horror, il selvaggio e il sociale, il fondo razionale delle cose e il sentimento, a volte irresistibile, verso l’irrazionale.
La Madre, di Andy Muschietti, Spa/Can 2013, 100′
uscito nelle sale cinematografiche il 21 marzo 2013
tratto dal corto Mamà, di A. & B. Muschietti, 2008, 3′ 19”
Sceneggiatura: Neil Cross
Fotografia: Antonio Riestra
Montaggio: Michele Conroy
Effetti Speciali: Jaime Fortea
Musiche: Fernando Velazquez
Scenografia: Anastasia Masaro
Produttore Esecutivo: Guillermo del Toro
Casa di Produzione: Toma 78, De Milo
Produtto da: James Miles Dale e Barbara Muschietti
Distribuzione: Universal Pictures
Interpreti: Jessica Chastain (Annabel), Nikolaj Coster-Waldau (Lucas), Megan Charpentier (Victoria), Isabelle Nélisse (LillY), Daniel Kash (Dr. Dreyfuss).
La crisi economica imperversa. In preda al delirio, Jeffrey uccide prima i suoi soci e poi sua moglie. Prende le sue bambine, Victoria e Lilly, e, sotto un’abbondante nevicata, comincia a correre disperatamente, senza una meta, con la propria auto. La macchina sbanda e finisce in un bosco. I tre riparano in una baita e Jeffrey medita l’estremo atto: uccidere le bambine e poi suicidarsi. Chiede a Victoria, afflitta da una forte miopia, di togliersi gli occhiali e di girarsi. Le punta la pistola contro ma non riesce a sparare. Una figura indefinita lo alza da terra e lo uccide.
Passano cinque anni. Una squadra di ricerca promossa dal fratello di Jeffrey, Lucas, ritrova, nella stessa baita, le bambine, oramai completamente selvagge. Alle cure del loro zio, della sua compagna e del Dr. Dreyfuss, uno psicologo infantile, spetterà ricondurle, piano piano nella società. Ma le bambine non sono da sole. Quella stessa figura che le aveva salvate da morte certa, e che il Dr. Dreyfuss all’inizio considera un feticcio immaginario, è con loro per donarle sicurezza e per ritrovare la sua agognata libertà.
La Madre, primo lungometraggio di Andy Muschietti, tratto dal cortometraggio Mamà dello stesso regista, segue la tipica trama delle ghost stories per inquadrarsi come un horror soprannaturale in cui i brividi dell’ansietà, attraverso una notevole e ricercata struttura formale di sicuro impatto e un andamento lento, inquietante, tutt’altro che noioso, percorrono la schiena dello spettatore angosciandolo fino a un finale non del tutto aspettato e dai tratti un po’ melò. La tarantolata figura fantasmatica della Madre, con i suoi colori tetri e boschivi e con il suo amore per le due bambine, si palesa sempre di più fino alla sua completa apparizione che avviene soltanto nel finale del film, ricordandoci un po’ lo stesso movimento di “presentazione” dell’Alien di R. Scott: molto spesso Mamà appare, infatti, all’improvviso, mostrandosi a noi e non ai personaggi, del tutto inconsapevoli. Sicuramente questi sono elementi di merito per un film il cui genere, quello horror, ha oramai pressoché anestetizzato lo spettatore.
Al fondo de La Madre vi è una pregnante riattivazione incrociata dell’unheimlich, il non sentirsi a casa propria. Nella baita lo spaesamento nei confronti dell’ignoto viene ridotto a trasformazione selvaggia grazie alla oscura presenza di Mamà – un ignoto inconcepibile, perché non fisico, involucro di un ignoto ancora più pervasivo poiché strutturale -, che ricrea l’ambiente familiare ricercato e costruito da ogni bambino per il proprio benessere psicofisico. Quella stessa attitudine alla formazione di un ambiente familiare viene messa in crisi dal ritorno nel contesto sociale, oramai sconosciuto, e dalla penetrazione in esso di un elemento inquietante, e tuttavia diventato confidenziale, in cerca di riscatto proprio mediante le due bambine. La doppia perdita del “sentirsi a casa propria”, in favore dello straniamento, coincide così con una sua nuova riconfigurazione strutturante.
Cos’è un fantasma? «E’ un’emozione senza forma costretta a replicarsi fino all’infinito». A La Madre spetta dunque, mediante tutti gli schemi che conosciamo dei film horror, l’interessante abilità di raccontare quelle realtà fuori dal comune e dal razionale che da sempre affascinano, e tanto, l’uomo.
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