La migliore offerta

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La Migliore Offerta è stato presentato alla stampa presso il The Space Cinema Moderno di Piazza della Repubblica. Alla proiezione è seguita la conferenza stampa con il regista Giuseppe Tornatore, il compositore Ennio Morricone e i maggiori interpreti. Presenti anche i produttori della Paco cinematografica e della Warner Bros.

La migliore offerta, di G. Tornatore, Ita 2012, 124′

in uscita nelle sale cinematografiche il 1 gennaio 2013

Soggetto e Sceneggiatura: Giuseppe Tornatore

Direttore della fotografia: Fabio Zamarion

Scenografia: Maurizio Sabatini

Montaggio: Massimo Quaglia

Colonna Sonora Originale: Ennio Morricone

Prodotto da: Isabella Cocuzza e Arturo Paglia per Paco Cinematografica, Warner Bros Entertainment Italia

Interpreti: Geoffrey Rush (Virgil Oldman), Jim Sturgess (Robert), Silvia Hoeks (Claire Ibbetson), Ronald Sutherland (Billy), Philip Jackson (Fred), Dermot Crowley (Lambert), Liya Kedebe (Sarah)

«In ogni falso si nasconde sempre qualcosa d’autentico».

Virgil Oldman è un antiquario che ha scoperto la passione per l’arte durante gli anni di studi presso un collegio di suore ed è il miglior battitore d’aste esistente sulla faccia della Terra. Eleganza, lusso, paura di entrare in contatto con gli altri – Virgil indossa sempre un paio di guanti – e mania dell’igiene sono i tratti caratteristici della sua esistenza solitaria e sfuggente. Virgil muove con le sue valutazioni il mercato mondiale dell’arte e tuttavia, paradossalmente, rifugge con costanza il suo esser al centro della scena. E’ un uomo che non ha mai avuto una donna accanto. Il suo unico amico è Billy, un artista mancato che lo aiuta a comprare pezzi pregiati durante le aste. L’amore di Virgil è così tutto rivolto verso gli innumerevoli quadri che ammira e che contemporaneamente nasconde da qualsiasi altro occhio nel bunker della sua splendida casa, situato dietro un armadio ipertecnologico pieno di guanti. I guanti, simbolo del meccanismo di autoimmunizzazione, nascondono così l’unica comunità silenziosa in cui Virgil si trova a suo agio: quello della bellezza estemporanea delle opere d’arte. La sua attenzione nei confronti delle opere non è figlia di un estetismo diffuso che rifugge la contingenza della vita nello splendore eterno dell’arte, bensì è uno sguardo che consente l’emersione di una nicchia solitaria e dedita alla pura contemplazione.

Ma il mondo altro di Virgil e il mondo della vita sono destinati a entrare inevitabilmente in cortocircuito. Lo scandire monotono del quotidiano è sconvolto da una telefonata che gli fa una giovane ereditiera agorafobica, i cui genitori sono morti da poco meno di un anno. A Virgil spetterà il compito di valutare tutti i possedimenti di casa Ibbetson, a Claire invece toccherà scalfire il cuore dell’affascinante battitore d’aste fino all’inaspettato finale di beckettiana memoria che coinvolge tutti i protagonisti e che forse risente un po’ delle eccessive spiegazioni.

A far da cornice all’intera trama del film vi è la ricostruzione di un antico automa meccanico di Jacques de Vacanson i cui pezzi vengono ritrovati di volta in volta da Virgil all’interno della dimora Ibbetson e che vengono rimontati da un amico di fiducia, suo miglior consigliere nelle pene d’amore. L’automa assumerà tutta la sua rilevanza nel finale che incrocia abilmente i concetti di autenticità e inautenticità.

Tornatore in questo film dai tratti mitteleuropei ci mostra tutta la sua maestria in qualità di sceneggiatore. La sua notevole capacità consiste nello sviluppare e avviluppare contemporaneamente i fili della narrazione attraverso lo schema del thriller; sono molti, infatti, i momenti in cui si sente il cuore in gola. Vediamo il film ricostruirsi proprio come l’automa di Vacanson. Amore e bellezza s’intrecciano tra loro mediante i concetti opposti di verità e finzione e attraverso il loro medio: la simulazione. Secondo il regista il film evidenzia nel finale una positività che tuttavia manifesta, paradossalmente e in tutta la sua forza, la tragicità della condizione di un uomo misantropo nel suo brutale confronto con la vita. Splendida, da questo punto di vista, la prestazione di Geoffrey Rush. Il film si avvale, come spesso accade nelle opere di Tornatore, delle intense e azzeccate musiche del maestro Morricone, ed è il primo girato dal regista in digitale. Una vera svolta di cui Tornatore non sembra essersi pentito. La migliore offerta sempre con le parole del regista «vuole andare oltre la distinzione tra cinema d’autore e cinema commerciale»; proprio da questo punto di vista esso si propone come un’offerta decisamente interessante.

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Autore

Lorenzo Cascelli

Ho conseguito la Laurea Magistrale in Estetica nel 2012 con una tesi su "The Tree of Life" di T. Malick e "Melancholia" di L. von Trier presso il dipartimento di Filosofia dell'università "La Sapienza" di Roma. Caporedattore prima di Arte e Libri e poi di Cinema presso Pensieri di Cartapesta, da Aprile 2014 sono direttore editoriale di Nucleo Artzine.

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