LA PAROLA AL SILENZIO

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Solo dinnanzi all’unico è una preghiera intagliata nel silenzio. Dalla fortezza di mistica contemplazione dei monaci della Certosa di Serra San Bruno, si libera, inebriante e preziosa come incenso benedicente, la voce del loro priore, intervistato dal giornalista del Corriere della Sera Luigi Accattoli. Padre Jacques Dupont, strappato dal silenzio che è la sua casa, víola consapevolmente la propria intimità per descrivere il volto del Dio che ogni giorno cerca, che ogni giorno ama e che è infinitamente al di là di ciò che possiamo percepirne.
Le parole di quest’uomo, totalmente avulse dalla superbia citata nel Confiteor del rito certosino, sembrano ispirarsi a quel versetto del libro del Siracide che consiglia: “Se conosci una cosa, rispondi al tuo prossimo; altrimenti mettiti la mano sulla bocca”. Pur svolgendosi in forma dialogica, quindi leggera e scorrevole, l’intervista è intrisa di sapienza, elargita con intelligenza e umiltà. Un gioiello di spiritualità alla portata di tutti. I temi trattati sono molteplici: dall’inspiegabile fertilità della solitudine al fascino di un viaggio misterioso; dalla vigilante attesa della parusia al complicato rapporto dei religiosi con il mondo; dall’ardente passione verso un Dio imperscrutabile al senso del deserto. Gli innumerevoli rimandi letterari e religiosi citati da padre Jacques nel corso della conversazione sono indice non solo di un’invidiabile cultura, ma di un’apertura mentale tipica di chi si confronta quotidianamente con l’infinito. Non c’è traccia di moralismo nel suo parlare. Tutt’altro.

I criteri cui ispira la sua intera esistenza sono forgiati a imitazione di Cristo: misericordia, compassione e tenerezza. Sono parole che rimbombano nel vuoto sordo dello sheqet, l’assenza di suono, e urlano la bellezza di un Dio che solo in pochi conoscono, invitando a fare un salto nella demamah, il silenzio dell’ascolto, quello che Elena Loewenthal definisce come una promessa aperta al futuro. Solo in questa dimensione Elia potrà riconoscere Dio come brezza soave, secondo quanto narrato nel Primo libro dei Re. Dio è in un fruscio, non più nell’assordante tuonare del Dio dei doveri e dei meriti. L’esperienza mistica diventa, in questo modo, totalizzante. Ne sono testimoni i Trappisti di Thiberine, uccisi in Algeria nel 1996; i Certosini spagnoli, trucidati nel 1936, e quelli di Farneta, fucilati dai nazisti nel 1944. Ne sono esempio concreto i monaci che vivono nascosti, quasi ignorati dal mondo. «Voi monaci, cantate, chi ascolta? Vegliate di notte, chi se ne accorge? Così mostrate che nulla mettete al di sopra dell’amore di Cristo», scrive S. Paolo. Mettere Dio al primo posto è la loro regola di vita. E ancora Giovanni Paolo II: «La vostra vita nascosta con Cristo…resta…il richiamo permanente del fatto che ogni essere, oggi come ieri, può lasciarsi afferrare da Colui che è solo amore». E, ispirato dalla profondità di questa missione, anche il monaco arriva ad abbracciare paternamente il mondo intero. Chi vedesse in padre Jacques una sorta di raro prescelto sbaglierebbe. Egli appartiene al mondo del limite, del dubbio, dell’imprevisto, tanto da dire: «Non so se io sia un vero monaco neanche oggi, ma certo non mi vedo altrove».
E, se è vero che la volontà di Dio non è scritta nei cieli, ma si decide in un intimo e personale dialogo tra l’uomo e il Padre eterno, questo libro può essere un buon punto di partenza per incuriosirsi, per guardare oltre le barricate, per disintossicare l’essere da anestetiche dosi di luoghi comuni, per colloquiare con l’Infinito. Dio potrebbe apparire più leggero di quanto si pensi. Come sostiene Madeleine Delbrêl, nelle braccia di Dio la vita può essere un ballo.

SOLO DINNANZI ALL’UNICO
Luigi Accattoli a colloquio con il priore della Certosa di Serra San Bruno
di Luigi Accattoli
Casa editrice Rubbettino, 2011

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