La rassegna Scena Sensibile del Teatro Argot ospita “Sopravvivere oggi”, uno spettacolo che indaga le pieghe dell’anima e racconta varie storie di sopravvivenza, oggi.
Sopravvivere oggi di e con: Benedetta Cesqui Malipiero regia: Paolo Castagna interventi musicali: Massimiliano Nicosia costumi: Carolina Giacchetti12 e 13 marzo 2013 – Teatro Argot, Roma
Vai alla pagina di La Scena Sensibile
La vita è un alternarsi di dolori, felicità, sorprese, drammi, stupidaggini. Sopravvivere oggi cerca, con testi classici e testi contemporanei scritti per l’occasione montati in una struttura a quadri, di raccontarci proprio questa discontinuità, che appartiene alla vita di tutti. Benedetta Cesqui Malipiero vuole scavare nella realtà di oggi, nel disagio dell’anima, attraverso la parola. E questo perché sono le parole che ci aiutano a sopravvivere. Parlare, in qualche modo, riesce a farci andare avanti.
Lo spettacolo sembra, purtroppo, nascere da un’esigenza di autoanalisi che inevitabilmente emoziona lo spettatore solo in parte. Sopravvivere oggi, seppur coinvolgente in alcuni passaggi, non convince del tutto. Forse perché la vita è inafferrabile? E averla voluta fermare inevitabilmente ha reso il racconto solo una rappresentazione? Le intenzioni sono molto chiare e sicuramente interessanti. Raccontare, attraverso varie storie di sopravvivenza, il desiderio, nonostante tutto, di sopravvivere, di superare gli ostacoli che la vita ci presenta, quell’istinto naturale ad amare follemente la vita anche quando ci atterra, anche quando lo sconforto non ci dà tregua. Quello che, forse, non funziona è il risultato finale: uno spettacolo suddiviso in scene che racconta, a volte con ironia, più spesso con dolore, la sofferenza dell’anima. Senza, però, catturare. Il tutto è accompagnato dagli interventi canori di un bravo attore, Massimiliano Nicosia, che si denotano come didascalici.
Insomma, uno spettacolo sulla vita, o meglio sul fatto che la vita continua e noi sopravviviamo, che non colpisce, però, dove dovrebbe, e cioè allo stomaco. Resta, per chi ancora lo cerca, il cosiddetto messaggio, più detto che visto in scena purtroppo. Si può «sopravvivere alle proprie lacrime mai finite, a un amore spezzato, alla paura che quello stesso amore si spezzi; sopravvivere alla rabbia, alla ribellione, al rancore, alle grida del cuore, all’incredulità, all’incapacità di accettare il proprio destino; sopravvivere alla solitudine da soli e alla solitudine in due; sopravvivere al dolore di un figlio, alle sue lacrime, alle sue delusioni, ai suoi insuccessi… Sopravvivere, sì, sempre e comunque. Per poter vivere. Possibilmente sorridendo».