Gli spazi dell’Art Forum Würth di Capena ospitano – per un intero anno – La Transavanguardia tra Lüpertz e Paladino, mostra che riunisce circa sessanta lavori, tra dipinti e sculture, degli artisti Mimmo Paladino e Markus Lüpertz, due dei maggiori rappresentanti di questo movimento. Le opere dialogano tra loro, scardinando qualsiasi rigidità spazio temporale.
Titolo: La Transavanguardia tra Lüpertz e Paladino
Artista: Mimmo Paladino e Markus Lüpertz
a cura di Reinhold Würth
@ Art Forum Würth di Capena, Viale della Buona Fortuna 2
fino al 15 febbraio 2014
In foto: Markus Lüpertz, Clitunno, 1989
«In principio era la meraviglia»: questo si prova quando un ambiente, nato come impianto industriale, viene trasformato nella sua rigida ed enorme struttura in una ricca galleria d’arte che diventa il palcoscenico per la messa in scena di due genialità.
Giocando in modo sregolato con la classicità, la Transavanguardia tra Lüpertz e Paladino sconvolge gli spazi dell’Art Forum Würth di Capena. La convenzionale schematicità del luogo è rotta dalla disinibizione di questi due artisti che, operando con ogni tecnica possibile e recuperando quella pittorica, hanno stravolto – come afferma lo storico dell’arte Achille Bonito Oliva – il modo di fare arte negli ultimi vent’anni del Novecento. Privi infatti di qualsiasi teoria o di canoni, Lüpertz e Paladino si muovono liberamente, senza pregiudizi accademici attraverso «immagini private e immagini mitiche, segni personali, legati alla storia individuale, e segni pubblici, legati alla storia dell’arte e della cultura».
L’identità di entrambi è manifestata nel genius della pittura: in Stile Babilonia, opera dell’artista tedesco, la preponderanza è delle figure geometriche che costruiscono concetti astratti; la poetica artistica di Paladino sembra toccare invece sia il periodo blu di Picasso, per le cromie raffigurate, che i paesaggi onirici di Paul Klee, per lo stile essenziale, schematico e, nonostante ciò estremamente evocativo, con cui cattura un’idea di passato e di memoria mai nostalgica. Lo stile modulare dei due autori si propone anche nella scultura: qui la concettualità dell’arte classica bacia la variante neo-espressionista, e l’incontro/scontro è sorprendente.
Nell’opera Senza Titolo Paladino, infatti, rompe la pesantezza di una scultura di marmo scomponendo lo spazio: il Kuros greco, in tutta la sua rigidità e tensione muscolare, nella sua pesantezza e pienezza ha davanti a sé una barra di ferro a forma di L – alta fino alla testa della statua stessa – e una palla nera; l’occhio dello spettatore è spaesato, perché il corpo scultoreo passa in secondo piano e protagonista diventa l’intera installazione. Una tale apertura al concetto di spazio, di infinito si realizza anche in opere, come Clitunno e Apollo, che esplicitano il concetto di movimento, velocità – simile all’uso che ne fa il futurismo -, pur racchiuso nell’eternità e nell’armonia evocata dai nomi greci e latini.
Le opere scultoree imponenti e i dipinti dalle ampie campiture di colore, soprattutto primari, sono gli attori dell’Art Forum che dialogano maggiormente con lo spazio: l’arte, sia per Lüpertz che per Paladino, è un percorso mentale scorrevole, nel senso che ambiente e concetto si richiamano perennemente, creando un connubio tra astratto e figurativo. Lo sguardo del visitatore, vagando nelle sessanta opere, non si ferma mai a cercare riferimenti teorici del passato dell’arte o feticci tecnici: la pittura e la scultura sono solo il mezzo con cui creare pathos e riflessione.
La cultura accademica è messa dunque in crisi con la Transavanguardia, nel senso etimologico greco del termine: bisogna separare, discernere per valutare correttamente cosa sia. Non siamo di fronte a un dogma, ma a una rivoluzione: un ritorno alla gioia dei colori e alla manualità.