LE LUCI DELLA CENTRALE ELETTRICA LIVE
Line up:
Vasco Brondi – frontman
Lorenzo Corti – chitarra
Sebastiano De Gennaro – percussioni
Giovanni Ferrario – basso
Quando: 9 Febbraio 2012
Dove: Blackout, Roma
Info:
Ascolta L’amore ai tempi dei licenziamenti dei metalmeccanici
Ascolta Quando tornerai dall’estero
Il concerto de Le luci della centrale elettrica, 9 Febbraio al Blackout, stupisce. Quelli che erano i diciott’anni di ieri sono i nuovi venticinque. La traslazione verso il mondo adulto diventa sempre più tarda, conducendo un quasi trentenne ad urlare canzoni malinconiche e arrabbiate (ma d’una rabbia più creativa che aggressiva) che ce lo fanno immaginare al tramonto, a tirar sassi sui binari morti deluso eppure pieno di aspettative per la vita. Magari i sassi li abbiamo tirati anche noi, sette/otto anni fa.
Il Blackout si scalda contrastando con il gelo di febbraio, ospitando un pubblico giovane ma non troppo, corso a stringersi col sold out nell’afa dei concerti per ascoltare Brondi struggersi, in quel suo modo un po’ immaturo. Si acclama Vasco, che per fortuna è quello giusto. Lo show inizia un po’ così, col buio e il rumore del traffico, che ci cala nello smarrimento dell’autore, di città emiliane che non sono veri centri e non periferia, ricordandoci quanto il disorientamento romagnolo è stato utile all’Italia, CCCP e Massimo Volume in prima linea. Brondi ammicca un po’ in quella direzione, ma certo come un bambino guarda i grandi. Mette in fila canzoni come fotogrammi di lungometraggio apparentemente un po’ monotono, anche se ascoltando bene si levano degli sprazzi di una ricerca più profonda.
Tra sedici canzoni e un’ora e mezza di concerto, L’amore ai tempi dei licenziamenti dei metalmeccanici, Le petroliere, Un campo lungo cinematografico e Quando tornerai dall’estero fanno evadere la testa, quel tanto che basta per avere quella visione dall’esterno delle cose, accordata da una catena di parole giovani e inquiete. Musica e significati davanti, voce del cantautore dietro, si crea sul palco uno spettacolo che fa cantare le ragazze, liberando l’emotività di questo acerbo pubblico per una notte, tramutandolo in una massa di bontà ed educato smarrimento che si muove senza potersi vedere in una nebbia blu, sparata nella stanza per acuire quel che c’era.
Cinque anni e tre album (e mezzo, contando la prima autoproduzione), una targa Tenco e il sostegno di Giorgio Canali (CCCP e CSI), un libro e una serie di collaborazioni con alcuni dei più grandi nomi italiani (Afterhours, Massimo volume, CSI).
Ci aspettiamo ancora molto Brondi, stupiscici e torna a Roma «dove le persone vanno a cercare una specie di America».