regia e adattamento Susanna Lauletta e Alessandra Silipo
con Alessandra Silipo, Susanna Lauletta, Fabrizia Scopinaro, Cristel Caccetta e Michele Prosperi
musiche Angelo Lauletta
disegno luci Tommaso Mercogliano
produzione compagnia SilipoLauletta
4 Marzo 2017, Teatro Stanze Segrete, Roma
Dal 28 Febbraio al 12 Marzo, presso il Teatro Stanze Segrete, nel cuore di Trastevere, è andato in scena Che fine ha fatto Baby Jane? di Susanna Lauletta e Alessandra Silipo.
Il buio, uno spazio angusto, un ambiente unico tra palco e platea. Ognuno si siede al suo angolino, pronto a sbirciare i dettagli visibili di quello che di lì a poco diventerà l’interno di una casa. Una figura dà le spalle ad uno specchio, uno dei tanti presenti nello spazio scenico. Le superfici riflettenti sono ovunque: di lato, davanti agli occhi, sopra la testa, piccole, grandi, incorniciate; tutte le misure possibili per dare allo spettatore “curioso” un punto di vista della scena sia laterale che frontale, addirittura distorto, così come la psiche di Baby Jane Hudson – Alessandra Silipo – e Blanche Hudson – Susanna Lauletta –, protagoniste e registe dello spettacolo; quest’ultima la troviamo in alto, in un piano sopraelevato accessibile solo tramite una piccola scaletta, seduta sulla sua più “fedele” compagna di vita, una sedia a rotelle, che l’accompagna dal giorno dell’incidente, una tragedia che ha colpito la vita di due sorelle, di due dive, due rivali.
Cosi si presenta l’adattamento teatrale di uno dei più bei thriller della storia del cinema: Che fine ha fatto Baby Jane?, dagli autori Lukas Heller e Herry Farrel, che guadagnò la candidatura all’Oscar del 1963, grazie anche alla magistrale interpretazione delle due protagoniste dell’epoca, Bette Davis e Joan Crawford.
Alessandra Silipo è una Baby Jane alcolizzata, bambinesca e glaciale. La sua forza, sia fisica che mentale, le permette di dare vita a un personaggio incisivo, sfaccettato, vero. Bellissima prova. Susanna Lauletta è una Blanche delicata, imprigionata nella sua stessa disgrazia, ma con una forza di volontà tale da cercare più volte di evadere, anche fisicamente fino a strisciare per terra, da quel legame morboso con la sorella, da una prigione mentale in cui entrambe si dimostrano vittime e carnefici, di se stesse e del loro stesso sangue. Senso di colpa, gelosia umana e professionale, dipendenza emotiva ed economica, sono gli ingredienti di questo rapporto. Un crudele, continuo e sottile astio tra le due romperà l’equilibrio malato di quella minuscola abitazione a due piani, due livelli nei quali è netta la contrapposizione tra ciò che è privato e quello che è pubblico, tra l’intimo e il formale, tra quello che può essere visto e il terribile oscuro che va nascosto. Un altro solo personaggio riesce ad avere una visione di entrambi i livelli, pagando lo scotto di questa tragica possibilità, la domestica Elda – Fabrizia Scopinaro –, quest’ultima porta sulla scena un personaggio deciso, caparbio, senza sbavature, rappresentando l’unica potenziale ancora di salvezza per Blanche, ma vani saranno i suoi sforzi di salvare quest’ultima dai bavagli, dal digiuno e da tutte le torture provocate dalla spietata Baby Jane ai danni della sorella. A metà della rappresentazione fa la sua comparsa il pianista Edwin Flag – Michele Prosperi –, timida e impacciata possibilità di redenzione per Baby Jane, anch’essa fallita dietro i fumi dell’alcool e l’orrido provocato dalla ex bambina prodigio, cresciuta e cullata dall’invidia e dal rancore. Prosperi dà un’interpretazione chiara e cristallina del suo personaggio, con un timbro e una scelta vocale quasi da doppiatore. Ultima, ma non per importanza, la vicina Mrs. Bates, interpretata dall’ottima Cristel Caccetta, la quale ha sostituito in corsa Sara Poledrelli, bloccata da un infortunio. L’attrice narratrice è un occhio vigile, attento e delizioso su tutta la vicenda, dalla sua scala fiorita porta lo spettatore, sfondando con eleganza la quarta parete, all’interno dell’incubo, dandone un grottesto e puntuale commento.
Trilli di campanello, Carillon e atmosfere noir fanno da tappeto musicale alla pièce, originale creazione composta da Angelo Lautella.
Che fine ha fatto Baby Jane è un esperimento di trasposizione teatrale di una pellicola di fama mondiale, non senza imperfezioni ma con una base di lavoro solida e seria, che dimostra l’impegno, l’umiltà e lo sforzo artistico di due giovani attrici/registe che andrebbero tenute d’occhio, sia nel presente che nel sicuro futuro teatrale che le aspetta. Da vedere.