25 Aprile di Musica: LE NOTE DELLA NAZIONE

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Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio dei primi fanti il ventiquattro maggio…

Non era certo il Canto degli italiani, nome ufficiale del nostro inno d’Italia, ad echeggiare come simbolo della liberazione dal nazi-fascismo la giornata del 25 aprile 1945. Fu infatti la Leggenda del Piave, composta nel 1918 da Gaeta, ad essere l’inno nazionale tra il 1943 e il 1946, per quei valori così saldamente patriottici che il testo esprime in quattro strofe, alterate nel tempo. L’inno di Mameli, così contestato, venne introdotto come “inno momentaneo” nell’ottobre del 1946, e confermato come ufficiale solo nel 2005.

In effetti, la preferenza per l’inno composto dal giovane Mameli non è del tutto scontata, specialmente se confrontata con l’arioso Va pensiero di Verdi, a lungo bandiera dei cori patriottici italiani. Musicalmente, la distanza tra le due scelte è abissale: la “canzone da cortile” di Mameli non è di certo confrontabile con l’aria del Nabucco, anche se di carattere più sferzante.

Fu lo stesso Verdi, nel suo Inno delle nazioni, ad inserire il Canto degli italiani in qualità di inno nazionale, accanto a quello francese e quello inglese. Nonostante questa legittimazione, è innegabile la preferenza accordata alla musica verdiana in qualità di interprete di valori patriottici: si pensi ad esempio, oltre al canto degli ebrei prigionieri in Babilonia, al coro Viva Italia de La battaglia di Legnano (<<Viva Italia! un sacro patto Tutti stringe i figli suoi:Esso alfin di tanti ha fatto Un sol popolo d’Eroi!>>) oppure il coro Patria oppressa che intona il coro di profughi scozzesi nel IV atto del Macbeth (<<Patria oppressa! il dolce nome No, di madre aver non puoi,Or che tutta a figli tuoi/ Sei conversa in un avel .D’orfanelli e di piangenti / Chi lo sposo e chi la prole/ Al venir del nuovo Sole/  S’alza un grido e fere il Ciel.>>).

Se è vero che Giuseppe Verdi è tra i compositori italiani il più patriottico – tanto da meritarsi l’invito e l’elezione nel Parlamento italiano – è altrettanto vero che la travagliata storia d’Italia è stata la trama di tessuti musicali di più epoche, e i valori della patria materia di canto e ispirazione. Vale la pena di ricordare la più preziosa della musiche dei nostoi, quel Super flumina Babylonis (o Salmo 137) di Giovanni da Palestrina che rende universale qualsiasi sentimento patrio, nella compartecipazione del dolore.  <<Sui fiumi di Babilonia, là sedevamo piangendo al ricordo di Sion. Ai salici di quella terra appendemmo le nostre cetre.>> Non a caso, fu proprio questa l’ispirazione del Va pensiero verdiano. Senza abbandonare le cetre e la musica dunque, ricordiamoci sempre di intonare “Viva Italia”, a ricordo della sofferenza che scosse il nostro paese, prima ancora della sua esistenza.

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Webmaster - Redattore Cinema

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    Gaia Nati il

    Ciao Alex, complimenti per i tuoi modi diretti ed educati.
    Potresti essere più chiaro circa il tuo commento? Credo che tu ti riferisca alla frase:
    “Fu lo stesso Verdi, nel suo Inno delle nazioni, ad inserire il Canto degli italiani in qualità di inno nazionale, accanto a quello francese e quello inglese.”

    Il riferimento nell’articolo all’inno francese avviene perchè riportato chiaramente all’interno della composizione di Verdi, al minuto 3.13 esattamente:

    Spero di aver calmato il tuo schizzo d’ira! 🙂

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