Al Teatro Cassia, dall’1 al 5 e poi dal 9 al 12 maggio 2013 è andato in scena Le pillole d’Ercole, scritto da Charles Maurice Hennequin e Paul Bilhaud, a inizio Novecento. La particolarità e il valore di questa messa in scena sono certamente affidati al talento dei suoi interpreti d’eccezione: i doppiatori dei più famosi attori americani.
Le pillole d’Ercole
Di: Charles Maurice Hennequin e Paul Bilhaud
Regia: Stefano Mondini
Con: Massimo Corvo, Pasquale Anselmo, Alessandra Cassioli, Angelo Maggi, Renato Cortesi, Alessandra Casale, Alessandra Arcese, Noemi Giangrande e Marco Briglione
Musiche: Fabio Frizzi
Costumi: Enrica Biscossi
Scene: Pasquale Bertucci
Produzione: Magma Lab
Dal 1 al 5 e dal 9 al 12 maggio 2013 – Teatro Cassia, Roma
In ambito cinematografico esiste una diatriba, che va avanti forse da sempre, su quel che riguarda il mondo del doppiaggio: ci sono gli appassionati cinefili che affermano senza batter ciglio che per apprezzare al meglio un film, questo debba essere fruito in lingua originale; ma c’è anche chi preferisce il film doppiato, riconoscendone anche la qualità e la professionalità dei suoi doppiatori. E infine, ci sono degli esempi concreti, come lo spettacolo Le pillole d’Ercole andato in scena al Teatro Cassia dall’1 al 12 maggio, in cui viene mostrata l’indubbia versatilità artistica di chi lavora nel doppiaggio.
Il testo dello spettacolo è datato 1904 ed è stato scritto da Charles Hennequin e Paul Bilhaud: è stato rappresentato innumerevoli volte in palcoscenico e ne è stata tratta anche una versione cinematografica nel 1962 con protagonisti Nino Manfredi e Vittorio De Sica. E dunque, la particolarità di quest’ulteriore rappresentazione al Teatro Cassia si trova proprio nella scelta di un cast di attori che vengono principalmente riconosciuti come doppiatori. Una scelta che risulta sicuramente azzeccata e vincente.
Dirigere questi attori speciali favorisce la fruibilità della pièce: Massimo Corvo (Silvestre Stallone, Lawrence Fishburne), Pasquale Anselmo (Nicholas Cage, John Turturro), Alessandra Cassioli (Angela Basset, Lucy Lawless), Angelo Maggi (Tom Hanks, Robert Downey Jr.), Renato Cortesi (William Hurt, Gerard Depardieu) sono uno straordinario valore aggiunto al lavoro, a dimostrazione che i doppiatori sono anche degli straordinari attori. Il cast si completa con Alessandra Casale, Alessandra Arcese, Noemi Giangrande e Marco Briglione, che mostrano delle caratterizzazioni ben specifiche che si avvalgono di ritmi sostenuti sotto la regia di Stefano Mondini, dando vita ad uno spettacolo sempre piacevole.
Le pillole d’Ercole è una commedia esilarante e briosa, presenta un meccanismo drammaturgico ad alto ritmo in cui intrighi, malintesi e colpi di scena generano un’esplosiva miscela di comicità. Tipico esempio di vaudeville francese, o di commedia degli equivoci, che mostra ancora oggi freschezza di dialoghi e funziona come un ordigno ad orologeria, dove il divertimento si innesca con il moltiplicare il numero delle bugie e dei sotterfugi arrivando a situazioni sempre più imbarazzanti fino all’esasperazione.
Il punto di partenza della pièce è il Dottor Frontignan, rimasto vittima dell’esperimento del suo collaboratore Augusto, che gli aveva fatto ingerire a sua insaputa le pillole d’Ercole. A causa di questo miscuglio dagli effetti afrodisiaci, il dottore, durante una visita medica, tradisce sua moglie con una delle dieci mogli di un sultano. Il sultano vuole dunque ricambiare l’affronto, andando a letto con la moglie del dottore, il quale per sottrarsi a questa vendetta, innescherà insieme al suo collaboratore una serie di equivoci dall’esito inaspettato e molto divertente.
La commedia in due atti è delineata anche scenograficamente dalle caratteristiche strutturali del vaudeville: scene accurate che ricreano dettagliatamente gli interni in cui agiscono i personaggi. Uno spettacolo assolutamente piacevole per il quale l’elogio va a tutti gli attori, anche a quelli che la trama prevede di contorno, che dimostrano tutti – oltre all’indubbia bravura nell’interpretazione – anche la contemporaneità di uno spettacolo scritto poco più di un secolo fa.