Lem. Viaggio iniziatico di un piccolo Buddha

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Lo Spazio Ducrot a Roma, nuova sede operativa di Viaggi dellʼElefante, ospita l’eccezionale lavoro di Laura Leonelli, la prima donna ammessa all’interno della comunità monastica di Luang Prabang, città santa del Buddismo Theravada in Laos, per seguire la crescita e il percorso formativo di Lem, dodicenne, fino al suo ingresso in monastero.

Titolo: Lem. Viaggio iniziatico di un piccolo Buddha

Artista: Laura Leonelli

Luogo: Spazio Ducrot, Via D’Ascanio 8/9

fino al 31 marzo 2013

Lo Spazio Ducrot si definisce come luogo che celebra le iniziative culturali legate al mondo del viaggio: scrittori, fotografi, pittori, giornalisti o designer raccontano il loro punto di vista per offrire prospettive e angolazioni differenti del mondo. Questa linea ha guidato la scelta di ospitare il lavoro di Laura Leonelli, che per circa quattro anni ha raccontato e fotografato le tappe del percorso formativo di Lem. Dall’esperienza è nato anche un libro fotografico edito da Contrasto, casa editrice leader nella realizzazione di libri fotografici e grandi mostre, spesso in collaborazione con istituzioni pubbliche e private e attuale punto di riferimento per la fotografia di qualità.

I testi e le fotografie, sia esposte che raccolte nel volume, accompagnano Lem cogliendo i suoi momenti di crescita e quelli di vuoto. L’autrice ci guida nel suo percorso a partire dal momento dell’entrata in monastero, con immagini della cerimonia di iniziazione che vede Lem vestito di bianco. Il viaggio iniziatico attraverserà varie tappe: il rinnovo del voto di umiltà mediante la rasatura dei capelli e delle sopracciglia; la vita quotidiana e scolastica del novizio; i sacrifici e la meditazione, condizioni essenziali per intraprendere l’esperienza in monastero. Non è solo su Lem, tuttavia, che le foto si concentrano, poiché è notevole l’attenzione della fotografa anche alle ambientazioni, caratterizzate da una netta predominanza cromatica del rosso. Alcune di queste immagini risultano essere davvero suggestive poiché dipingono un paesaggio naturale diverso da quello a cui un occhio europeo è abituato. Non si può rimanere impassibili, ad esempio, davanti alla riproduzione dei cosiddetti flamboyant, i grandi alberi del fuoco.

In un corpus fotografico che cerca di focalizzare l’attenzione sulla dimensione sacrificale dell’esperienza e sulla disciplina a cui i novizi sono sottoposti, spiccano però delle  note di colore:  la moto dell’ex professore di inglese che troneggia nel kuti, abitazione locale; Lem che si tuffa in uno specchio d’acqua con gli amici infrangendo dunque una delle dieci regole del monastero, ma rispondendo ad un richiamo insopprimibile dell’adolescenza; un novizio che ha affisso al muro foto di Buddha e di Bruce Lee.

Sono tutti elementi che danno la misura di quanto la rispondenza alle regole sia forte, ma di quanto ogni novizio abbia ugualmente una propria personalità e propri gusti; le foto manifestano la difficile mediazione che i monaci novizi, come Lem, vivono tra le loro passioni e i loro doveri, tra l’adempiere al proprio lavoro e il ritagliarsi degli spazi propri.

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