di e con Leonardo Capuano
assistente alla regia Elena Piscitilli
luci Corrado Mura
produzione 369gradi / Armuniadal 27 gennaio al 1 febbraio, Teatro Argot – Dominio Pubblico, Roma
Quando le luci si accendono un uomo sulla cinquantina, vestito da donna e con dei mocassini maschili, comincia a parlare, e, attraverso di lui, parlano una madre con la fissa dell’esoterismo e dei fratelli. Non manca l’eco di una storia d’amore, forse di un sogno.
Leonardo Capuano balbetta frammenti di vita familiare, forse immaginati da un pazzo o forse no. È quasi una magia. Una reinvenzione di mondi assurdi, eppure possibili, ci avvolge e ci inchioda alle sedie della saletta del teatro Argot. La solitudine di un individuo è portata in scena attraverso un racconto disorganico, un tracciato dal ritmo alterato. Un elettrocardiogramma/dramma, appunto. Una registrazione delle correnti d’azione del cuore, che individua possibili lesioni e alterazioni del ritmo. Un mosaico di pezzi ribelli che in alcun modo si placano o si lasciano incastrare in un racconto univoco e preordinato. Capuano mette in scena il punto di fuga tra normalità e follia con una rara qualità interpretativa permettendo allo spettatore di sbandare e deragliare con lui come se fosse “normale”.
Dominio Pubblico, la stagione congiunta di Teatro Argot e Teatro dell’Orologio, continua a regalarci spettacoli unici che ben sintetizzano un modo di sentire contemporaneo, continuamente in bilico tra ironia e riflessione e che fa della sua frammentarietà la sua forza. A volte, come in questo caso, riuscendo ad analizzare con una messa in scena un’irrecuperabile alterazione di ritmo, un’allucinazione.