LEONILDE – Storia eccezionale di una donna normale
di Sergio Claudio Perroni
regia Roberto Andò
con Michela Cescon
scene e costumi Giovanni Carluccio
musiche Marco Betta
luci Franco Buzzanca
produzione Teatro Stabile di Catania
Dal 5 al 10 giugno 2012
Teatro India, Roma
Il nome, un vessillo di guerra. Leonilde, con l’orgoglio di una fiera, voterà la sua esistenza alla strenua lotta per l’affermazione di sé, come donna nella sua pienezza, in un’Italia bigotta e tormentata. La miseria, quella vera, le è fedele compagna sin dall’infanzia, i cui amabili ricordi soccomberanno presto sotto i colpi della fame. Sono cresciuta in fretta, io. Neanche il tempo di essere ragazza, ed ero già donna.
L’autore Sergio Claudio Perroni, scegliendo la forma del monologo, porta in scena la caparbietà fatta persona: Nilde Iotti, figura di spicco dell’Italia moderna, è donna affascinante prima che parlamentare. Dal padre, sindacalista convinto, eredita un cappotto, ben visibile sulla scena, e un’educazione liberale e anti-clericale. Miseria e intelligenza saranno le sue prime armi per combattere contro i padroni, contro tutte le sopraffazioni lesive dei diritti umani e della dignità dell’individuo. A renderla ancora più speciale, la pazienza di studiare giorno e notte, la curiosità di osservare i neoformati gruppi comunisti, il coraggio di opporsi al fascismo e di favorire la resistenza. Dall’esperienza con i Gruppi di Difesa della Donna, in particolare, sviluppa appieno la coscienza della ricchezza del genere cui appartiene. Volontarie di diversa provenienza, accomunate dalla consapevolezza di poter mettere la loro femminilità a servizio del prossimo, operano per uno scopo comune, al di là di ogni fazione: aiutare i soldati disertori, i perseguitati dal regime, gli uomini in difficoltà.
Poi, la carriera politica. Attraverso i suoi ricordi ripercorriamo le tappe principali della storia del Novecento: membro dell’Assemblea Costituente a 21 anni, parlamentare a 26, componente della Commissione dei 75 che diede vita alla Costituzione, prima donna a ricoprire la carica di Presidente della Camera. Una figura speciale. Ma, quando si parla d’amore, lo è molto di più: compagna di vita di Palmiro Togliatti, Segretario Nazionale del PCI, già marito di Rita Montagnana e padre di Aldo, rimane tenacemente al suo fianco, fino alla morte, a dispetto dei malevoli giudizi di colleghi invidiosi. Per lei, un diluvio di infamie. Di lei, non si pronuncia neanche il nome: è solo la Signorina Onorevole. I tanti cappelli, disseminati sul palco, ci fanno pensare a un nugolo di gente che la circonda, la opprime, la giudica fino a calunniarla. E’ una sorta di Enrichetta Di Lorenzo dei tempi moderni, lei, così appassionata, tenace, combattiva di fronte ai lineamenti di quella passione, definiti con calde onde di inchiostro verde.
Togliatti appare un uomo sensibile ed evoluto. L’emancipazione femminile – dirà – è un grande tema che non dobbiamo trascurare. La donna non può essere più la desinenza in a dell’uomo. In questa fase, Michela Cescon porta la drammatizzazione del racconto ai massimi livelli. Nilde Iotti non è più solo una donna volitiva e razionale, ma diventa l’emblema dell’amore – l’unico, vero amore – che non si ferma di fronte a nulla. Alla morte di Togliatti, solitudine e brucianti rinunce -come la maternità- non basteranno a fermarla. Lotterà per difendere i diritti delle madri e dei figli illegittimi; perché l’adulterio non fosse più considerato un crimine; per revisionare il Concordato tra Stato e Chiesa e rendere il divorzio legale; per offrire a Marisa, la bambina presa in affidamento, una società migliore. Giorgio Napolitano, nel discorso pronunciato alle Camere in occasione dell’insediamento alla Presidenza della Repubblica, le rese omaggio, e con lei a tutte le donne, affermando: «E ancora, abbiamo da contare – mi si lasci ricordare la splendida figura di Nilde Iotti – sulle formidabili risorse delle energie femminili non mobilitate e non valorizzate né nel lavoro né nella vita pubblica: pregiudizi e chiusure, con l’enorme spreco che ne consegue, ormai non più tollerabili».