En Attendant Cannes: LES AMANTS DU PONT-NEUF

0

Les Amants du Pont-Neuf 1991

Durata 125’

Regia Leos Carax

Sceneggiatura Leos Carax

Fotografia Jean-Yves Escoffier

Montaggio Nelly Quettier

Scenografia Michel Vandestien e Irène Galitzine

Interpreti Juliette Binoche, Denis Lavant, Klaus-Michael Gruber

Quella celebrata da Leos Carax ne Les Amants du Pont Neuf è una romantica e travagliata storia d’amore tra due clochards nella Parigi degli anni Ottanta, che non sembra spiegare le ragioni dell’acceso e tormentato dibattito che scatenò la pellicola prima ancora della sua proiezione.

Una sceneggiatura caratterizzata da una dimensione narrativa stratificata, che affida alla particolare costruzione spazio-temporale il compito di raffigurare i due volti contrastanti di Parigi: da un lato la città colta e ricca tanto amata da turisti e parigini facoltosi, dall’altro la Parigi disastrata, rifugio dei reietti della società. Il film manifesta la sua volontà di farsi interprete della situazione dei senzatetto, colma di ingiustizie sociali ed economiche e, nel frattempo, vuole essere anche lo studio di una società contemporanea malata, nonché una stravagante esplorazione dei suoi sogni e delle sue fantasie. La pellicola rifiuta ogni categorizzazione a favore del continuo cambiamento di stili, si concentra su scontri e incongruenze narrative tese a offrire un significato preciso senza pretendere di essere risolte. Disseminando il suo film di momenti di dislocazione e di incertezza e giustapponendo realtà differenti, Carax mira a influenzare il nostro modo di percepire il mondo e a comunicare la tensione tra l’irrevocabilità del destino e l’acuta nostalgia per l’impossibile.

Les Amants du Pont-Neuf è un film dal cast limitato, in cui i due giovani amanti abitanti del ponte sono dei dropout il cui aspetto fisico e psichico tutt’altro che attraente li rende poco desiderabili e oggetto di derisione. Lui è Alex (Denis Lavant): giovane alcolista emarginato, si guadagna da vivere facendo il saltimbanco mangiatore di fuoco e di tanto in tanto rimpolpa i suoi magri incassi con piccoli furtarelli. Michèle, interpretata da Juliette Binoche, è una pittrice che, tormentata dal repentino peggioramento della sua rara malattia agli occhi, si rifugia sul ponte. Il Pont-Neuf è il ponte più vecchio di Parigi, manifesto della ricca e gloriosa cultura storica della città ma anche della modernità e del progresso. Carax mostra dunque spazi e simboli della città moderna posizionando poi alienati e diseredati al suo centro. E’ proprio in quest’interstizio metropolitano che Michéle e Alex diventeranno teneri amanti, spiati nella loro intimità, de-umanizzati ed esposti allo sguardo invasivo ed attonito dei passanti. La camera a mano con cui si apre il film, parrebbe dirci che siamo di fronte ad un racconto sociologico della vita quotidiana dei clochards che affollano Parigi. Un taglio completamente sovvertito dal chiaro richiamo alla slapstik comedy evocato dalla sequenza in cui vediamo Alex e Michèle che derubano gli sprovveduti clienti ai tavoli dei ristorantini.

La pellicola di Carax miscela quindi stili e generi diversi, con un impatto emotivo che deriva principalmente dal loro scontro e, nel fare questo, riflette anche sulla natura e sui processi del film stesso, colmo di riferimenti e citazioni: dal chiaro omaggio a L’Atalante (1934) di Jean Vigo all’universo surreale di Luis Buñuel. Le differenti scene – segnate dalla mutevolezza dei punti di vista e dal movimento costante dei personaggi – non si coagulano in un tutt’uno armonico e rendono lo spettatore consapevole del montaggio stilizzato e della camera mobile. Una pellicola che si inserisce nella tradizione d’autore francese, nonostante Carax ne rifiuti tutti i canoni convenzionali e ingannevoli. E’ un film che richiede sì una mentalità aperta e creativa capace di esplorare e leggere le infinite possibilità che mette in scena attraverso le insicurezze e i conflitti provocati, ma allo stesso tempo è un film capace di esprimere un concetto tra i più semplici ma anche più profondi, ovvero l’importanza dell’amore come unica forma di salvezza in un universo pieno di contraddizioni in cui è sempre più difficile comunicare.

Print Friendly, PDF & Email
condividi:
   Send article as PDF   

Autore

Avatar

Webmaster - Redattore Cinema

Nessun commento

  1. Pingback: EN ATTENDANT CANNES | Pensieri di cartapesta

Lascia un Commento

Continuando ad utilizzare il sito, l'utente accetta l'uso di cookie. Più info

Le impostazioni dei cookie su questo sito sono impostati su "consenti cookies" per offrirti la migliore esperienza possibile di navigazione. Se si continua a utilizzare questo sito web senza cambiare le impostazioni dei cookie o si fa clic su "Accetto" di seguito, allora si acconsente a questo.

Chiudi