L’Ex Elettrofonica ospita una mostra collettiva sulla memoria sincera. Les Intermittences du coeur, estemporanea di dieci artisti.
Les Intermittences du coeur
Ex Elettrofonica – Vicolo di Sant’Onofrio, 10
fino al 12 ottobre
La memoria, e ciò che la evoca. La memoria, è ciò che la evoca. Tornare indietro a determinate sensazioni, a odori, a gioie, a dispiaceri, è più facile di quanto si pensi. E il tempo è soltanto il testimone del fatto che quel qualcosa è ancora lì ad aspettarci, immutabile.
I dieci artisti ospiti all’Ex Elettrofonica sono entrati in contatto con la loro memoria, la più sincera, e l’hanno riportata sui loro supporti. Il punto di partenza per l’evocazione è stato Le intermittenze del cuore, paragrafo di Sodoma e Gomorra di Proust, e più precisamente due aspetti del racconto: il dolore della mancanza della nonna dello scrittore e la primavera che irrompeva all’esterno del Grand-Hotel a Balbec. Ogni artista si è scoperto, o riscoperto, arrivando alla propria evocazione partendo da quella di qualcun altro.
Si sono spogliati di qualsiasi elemento razionale, creando un’atmosfera onirica nella quale si entra appieno mentre si attraversa la galleria. Atmosfera che permette di creare livelli di condivisione tra l’artista e lo spettatore. È semplice ritrovarsi a proprie memorie mentre si osservano quelle altrui. Le soluzioni messe in mostra dai dieci artisti sono davvero particolari, non soltanto per la tecnica di realizzazione ma quanto per il soggetto rappresentato. C’è chi racconta di sedie che hanno vissuto più generazioni, chi di alberi centenari, chi di album antichi, chi di solitudini, chi di giochi, chi di disegni infantili.
Ho avuto la fortuna di incontrare in galleria uno degli artisti, Stefano Minzi, che ha riprodotto la sua evocazione con una fotografia di lui bambino con la mamma, Paradiso perduto, attraverso uno xerox transfert quadricromatico su carta Hahnemühle: una tecnica molto particolare, che lo contraddistingue. L’opera è molto affascinante proprio perché dà l’idea della comparsa di un pensiero, di una memoria appunto, di qualcosa che non si riesce bene a focalizzare. È l’opera, personalmente parlando, che è riuscita a riportarmi indietro nel tempo. Una mostra davvero molto affascinante, che è soltanto la parte finale di Patria Interiore, progetto curato da Manuela Pacella per il project space della Golden Thread Gallery di Belfast. Parte finale inedita, successiva alla tappa irlandese, composta dalle opere realizzate appositamente per il catalogo edito da NERO.