L'Immagine non Indifferente

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Articolo di: Chiara Venanzetti

Foto di: Sara Caroselli

Il quarto incontro del progetto W.I.P., iniziativa nata dalla collaborazione di Teatri di Vetro con la redazione di Pensieri di Cartapesta, si è svolto il 26 Marzo 2013 presso l’Art Core Gallery in zona San Lorenzo. In questo incontro è stato affrontato il tema dell’immagine non indifferente.

Artista: Daniele Villa

Teorico: Jannis – fornaio

Moderatore: Daniele Spanò

@ Art Core Gallery, via dei Marrucini 1, Roma

26 Marzo 2013

Dopo una breve introduzione da parte del consulente artistico di Teatri di Vetro Daniele Spanò, la parola è stata data all’artista Daniele Villa, il quale ha voluto mostrare la propria visione artistica ripercorrendo la sua biografia.

L’artista ci ha raccontato che da studente universitario si divideva tra la passione per l’arte e la passione per il cinema tanto che a soli ventidue anni insieme a un gruppo di colleghi decise di creare un progetto che coinvolgeva alcuni registi cinematografici: questi venivano intervistati e il materiale raccolto veniva pubblicato sottoforma di Libri/Interviste. Alcuni dei registi intervistati furono Otar Ioseliani e Terrence Malick. Grazie a questa esperienza, Daniele Villa e i suoi colleghi decisero di autoprodursi nel mondo dei documentari: insieme a Gerardo Paniti fecero un documentario su un artista catalano, Joan Fontcuberta, i cui lavori più famosi sono Sputnik e Fauna in cui esamina la veridicità della fotografia.

La passione per l’arte di Daniele Villa lo fece avvicinare ad artisti come Kurt Schwitters e Max Ernst e al collage, un’arte basata sul recupero di materiali e sull’assemblaggio di questi. Daniele Villa, lasciandosi ispirare da questi autori, riesce a creare un proprio stile intriso di nostalgia evidenziata da immagini di altre epoche, spesso ottocentesche mischiate a immagini più recenti. La ricostruzione che l’artista fa tramite queste immagini recuperate riesce a raccontare una storia, un pezzo di sé e a suscitare domande nello spettatore. E’ forte la potenza evocativa del collage che, utilizzando oggetti apparentemente destinati alla fine, dà vita a opere del tutto originali, soprattutto perché spesso si tratta di elaborazioni inconsce, come ha mostrato lo stesso artista con la sua opera probabilmente più significativa, Dreams of Escape. Successivamente Daniele Villa racconta come fosse alla ricerca di una dinamicità maggiore all’interno della propria produzione artistica e a questo punto mostra una sua opera dove i collage vengono disposti su una parete e sembrano dialogare fra loro venendo inseriti in un contesto. Questa nuova scoperta di dinamicità delle immagini porta l’artista a sperimentare nuove forme d’arte, come l’inserimento di immagini all’interno di un armadio, in cui lo spettatore è costretto a sbirciare o comunque a interagire con l’oggetto per apprendere l’immagine nascosta al suo interno.

Come racconta sempre lo stesso Daniele Villa, la propria sperimentazione non finisce qui: si lascia coinvolgere dall’amico Aleksandar Caric Zar, un musicista polistrumentista nato in Serbia, in un progetto che ha lo scopo di conferire maggiore dinamicità alle immagini di Daniele. Si tratta di performance live in cui l’artista, sovrapponendo frammenti di vecchie riviste, cartoline o fotografie crea continuamente immagini che vengono riprese da una videocamera e poi proiettate in una scala più ampia su una parete. La parola viene poi passata a Jannis – fornaio, artista e teorico dell’arte che, rifacendosi alle opere di Daniele Villa e descrivendole come opere di “sottrazione”, introduce anche il mondo dei collage, che nell’arte contemporanea si sovrappone al mondo della fotografia.

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Redazione

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