L’Invasione degli Omini Verdi, una delle band più rappresentative della scena punk/rock italiana arriva a compiere 16 anni e li festeggia con un doppio cd: “16 anni dopo”, una vera e propria celebrazione che raccoglie e ri–produce le canzoni che più li hanno rappresentati, più tre inediti e una bonus.
Band: L’Invasione degli Omini Verdi
Album: 16 anni dopo
Anno: 2015
Etichetta: Indiebox Music
Essendo il primo compact dedicato agli albori, ed alle evoluzioni degli anni, troviamo un po’ tutte le loro top tracks.
Tracce più grezze, con basi punk US style, che pian piano lasciano spazio ad un rock potente, quasi hardcore, sia per le linee di chitarra, sia per la scelta di suoni e sia per la batteria, pompa instancabile di questa band davvero musicalmente rabbiosa.
La storia degli Omini verdi (come ormai li appellano un po’ tutti, fan e non) parte dalle province lombarde, da uno zoccolo duro della band che negli anni ha saputo creare una line up efficace, che li ha portati ad arrivare fortemente sulla scena musicale, grazie sicuramente a più di 400 live in tutta Europa, e a ben sei album in studio (compreso “16 anni dopo”). A mio modesto parere ascoltando questo bel prodotto, ripeto ri-registrato per intero anche se una raccolta, definirli band punk/rock è un po’ riduttivo. Questo si evince semplicemente dai nuovi arrangiamenti, maturati negli anni di live e di prove, perché è inevitabile che la crescita personale si rispecchi nell’arte, in questo caso nella musica. Questo rende tutto ciò un’evoluzione continua e quindi un’attualità anche per brani scritti 10 anni fa. Non sono più solo punk o solo rock, ma anche hardcore, metal, alternative, specialmente nelle dinamiche e nelle caratterizzanti aperture melodiche.
La musica è passione e sacrificio, ma soprattutto sfogo esistenziale.
Parlando dell’aspetto tecnico, “16 anni dopo” suona benissimo, come del resto tutti i prodotti dell’etichetta Indiebox Music. Al di là del missaggio, sicuramente figlio di un orecchio maturo, si sta parlando proprio del suonare materiale, del tocco sui rulli, la botta di cassa, i crash dei piatti, le pennate sulle corde d’acciaio e nickel, la scelta dei pedali e delle distorsioni, degli amplificatori, dei microfoni, della vibrazione vocale e della sua profondità e limpidezza. Si sente inoltre che è una produzione – tolto il supporto digitale ormai divenuto indispensabile a livello d’incisione – analogica, il più vera e romantica possibile, perché questo sono gli Omini verdi, sono musicisti veri, senza fronzoli, senza voler piacere a tutti costi, senza compromessi, ed è questo credo che riesce a renderli così musicali e seguiti, da ascoltare nei live, in cuffia a tutto volume, in camera cantando davanti allo specchio. Mi riferisco a tutti i brani presenti nell’album, ma soprattutto a Come sei , Ancora qui, Avrai, Il meglio di me (personalmente la traccia migliore degli Omini), Nato morto, Se non ci fosse, Mondo a parte.
Passando al compact numero 2 e ai tre inediti, Vogliono tutto, Mai e Non sei più niente, c’è da dire che per quanto seguano ciò che si è iniziato in Il banco piange (Indiebox Music 2013), palesano oltre modo il cambiamento che sta riempiendo le vene artistiche della band; ciò si può ascoltare soprattutto in Non sei più niente, traccia davvero eccezionale, che non dà punti di riferimento, che si evolve a livello di suono, di dinamiche e che tra l’altro ha un testo molto significativo. Forse il miglior brano di “16 anni dopo”. Troviamo poi anche una cover della famosissima Police on my back dei sempre rimpianti Clash e la bonus track E c’è, oltre a due stupende versioni acustiche di Ancora qui e Nato morto, che fanno capire quanto sia profonda la composizione musicale e melodica di questa band, per questo non vanno soltanto inscatolati in un genere, ma in una categoria: quella di musicisti.