L’ultimo film di Lasse Hallström descrive con enfasi e toni morbidi una vicenda inquietante: un’intera famiglia uccisa violentemente alla periferia di Stoccolma, un superstite che non può essere interrogato in modo ortodosso e un’indagine condotta seguendo schemi diversi da quelli a cui il genere poliziesco ci ha abituati.
L’ipnotista, di Lasse Hallström, Sve 2013, 121’
in uscita nelle sale cinematografiche l’11 aprile 2013
Sceneggiatura: Paolo Vacirca
Consulente per la sceneggiatura: Peter Asmussen
Produttori: Börge Hansson, Peter Possne, Bertil Ohlsson
Direttore della fotografia: Mattias Montero
Montaggio: Sebastian Amundsen
Scenografia: Lasse Westfelt
Costumi: Karin Sundval
Distribuzione: Bim Distribuzione
Interpreti: Tobias Zilliacus (Joona), Mikael Persbrandt (Erik), Lena Olin (Simone), Jonatan Bökman (Josef), Oscar Petersson (Benjamin).
Una famiglia nei sobborghi di Stoccolma vittima di una carneficina, un figlio adolescente vivo per miracolo. È su questo scenario che si apre il film di Lasse Halström. Interrogare il ragazzo può significare la soluzione del caso senza troppi problemi per l’ispettore Joona Linna, ma egli è in un profondo stato di coma e, di conseguenza, non ci si può servire della sua testimonianza in modo convenzionale. A quel punto Linna persuade il medico e ipnotista Erik Maria Bark a fare un tentativo per comunicare con il ragazzo e farlo parlare sotto ipnosi, facendogli così rompere la sua promessa solenne di non adoperare più quella pratica. Anni prima l’ipnosi aveva comportato gravi questioni, false accuse e conseguenze pesanti, dunque l’arma era stata consapevolmente riposta in un angolo. Riportarla alla luce risulterà necessario, l’unico appiglio disponibile per tentare di risolvere un omicidio multiplo, ma allo stesso tempo segnerà l’inizio di un viaggio nell’oscurità del subconscio. La stessa tranquillità famigliare di Erik sarà messa a rischio nel momento in cui la catena inspiegabile di fatti gli porterà via il giovanissimo figlio Benjamin, peraltro affetto da emofilia.
Stoccolma è uno scenario suggestivo: probabilmente mai come negli anni più recenti questa città – e le ambientazioni scandinave in generale – hanno assunto un ruolo di primaria importanza nel cinema e nella narrativa. Un esempio su tutti è sicuramente quello della trilogia di Stieg Larsson Uomini che odiano le donne, a cui il film deve indirettamente un contributo. Il film, infatti, è basato sul romanzo best-seller del 2009 dal titolo omonimo scritto da Lars Kepler, il primo da cui sarà tratta una serie di otto film dove compare l’ispettore Joona Linna. L’anello di congiunzione è da ricercare proprio nell’autore, o meglio negli autori: Lars Kepler è infatti uno pseudonimo dietro il quale si nasconde una coppia di scrittori svedesi, pseudonimo che vuole essere il loro omaggio all’ultima star della letteratura crime svedese, appunto Stieg Larsson, e all’astronomo Keplero.
L’ipnotista è un thriller incentrato sulla psicologia dei personaggi e sul loro modo di reagire alle situazioni più che sugli eventi in quanto tali, ed è un genere che non ci si aspetta da un regista come Lasse Halström: talvolta egli sembra, infatti, non sentirsi del tutto a proprio agio in quelle vesti, ma il risultato finale è comunque gradevole e condito da effetti di suspense adeguati alla materia trattata. L’attenzione al dettaglio e alla resa dei rapporti interpersonali emerge in modo netto: la relazione di Erik con la sua famiglia, ad esempio, ha una dimensione drammatica che – come scrive Hallström nelle note di regia – «esprime vulnerabilità e passione in questo racconto violento». Il film riesce in tal modo a congiungere la dimensione del thriller, del mistero, dell’ansia di scoprire un assassino e quella dell’intimità, della famiglia e delle relazioni che nascono tra le persone – e che non sempre risultano sane –, dando un senso più intimistico ad una vicenda che altrimenti sarebbe solo noir.
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