Live-report del concerto de Lo Stato Sociale a Roma. Tra musica, riflessioni e risate “Tronisti della democrazia” si rivela essere un connubio ben riuscito di canzoni e corti teatrali.
Artista: Lo Stato Sociale
Dove: Lanificio 159, Roma
Quando: giovedì 11 aprile 2013
Info: sito Lo Stato Sociale
Ascolta:
Uno spettacolo di teatro-canzone organizzato come fosse un giorno di scuola, cinque materie (dall’astronomia al management), e degli insegnanti d’eccezione: Albi, Lodo, Bebo, Enrico e Checco.
Questi gli ingredienti di Tronisti della democrazia, lo spettacolo con il quale Lo Stato Sociale porta in scena, a poco più di un anno dalla sua uscita, i brani del disco d’esordio Turisti della democrazia (riarrangiati per l’occasione), alternati a dei corti teatrali.
Lo spettacolo prende il via con la lezione di astronomia e una bustina di tè che vola come fosse un’astronave, perché – ci dice Albi – “se il tuo paese non ti piace puoi sempre prendere un’astronave e decollare”. Le luci si spengono e partono le prime note di Ladro di cuori col bruco seguita da Quello che le donne dicono.
Alla seconda ora tocca invece la lezione di religione, dove Lodo, con ironia e irriverenza, rivela la storia segretissima del cristianesimo.
Pop e Maiale ci conducono alla terza ora, quella di geopolitica, in cui impariamo che “Milano fa schifo, per colpa dello smog e di 20 anni di B.”, e si rende, quindi, necessaria una “fuga dell’anima verso sud…”.
Immancabile arriva la lezione di educazione sessuale; con le trenta frasi da non dire prima, durante e dopo l’amplesso l’atmosfera si scalda e parte il rap di Amore ai tempi dell’Ikea.
Si ride, ma si riflette anche. E così Seggiovia sull’oceano è dedicata a Federico Aldrovandi; una vicenda, la sua, che sarebbe potuta capitare a ognuno di noi.
Tra risate, balli e commozione si giunge così alla quinta ora, la lezione di management, dove i nostri insegnanti, declamando una serie di luoghi comuni – “c’è la crisi ma i ristoranti sono pieni”, “i trentenni stanno bene a casa con la mamma” – restano letteralmente ed emblematicamente in mutande. Non poteva che seguire Mi sono rotto il cazzo.
Dopo una finta uscita, i ragazzi de Lo Stato Sociale rientrano sul palco per il gran finale: la campanella è suonata, la scuola è finita e il pubblico può finalmente rompere le righe e scatenarsi sulle note di Cromosomi e Abbiamo vinto la guerra.
E’ così che tra canzoni e monologhi Lo Stato Sociale offre un piccolo corso di comportamento per affrontare al meglio questa società, delineando un vero e proprio ritratto generazionale e condendo il tutto con una geniale ironia.
Qual è l’insegnamento? Non prendersi mai troppo sul serio!