Nel 1994 usciva Lorenzo 1994 uno dei migliori dischi della musica italiana, il capolavoro di Jovanotti.
1994, 27 anni fa, 27 come gli anni che aveva Lorenzo Cherubini quando ha scritto Mario, pezzo tosto che racconta il rapporto padre/figlio tramite uno degli eventi storici italiani più importanti, la morte di Aldo Moro.
27 anni fa, eppure sembra quest’anno.
Un disco degli anni novanta che sembra scritto oggi infatti, sia per gli argomenti trattati che per il groove musicale eccellente (del resto è stato suonato da delle bestie vere della musica, su tutti Saturnino) che mescola jazz, hip hop, pop e funk, alle spalle di una scrittura pura, vera, d’impatto, che ti fa capire le cose senza averle studiate, che ti entra nel cuore, nella mente, che lo canti dopo più di venti anni quando sono almeno 10 che non lo ascoltavi più.
Poi lo metti, inizi, ed è più di un mese che non lo togli più dal lettore.
Catturi nuove sfumature, lo ascolti da adulto, lo urli al cielo mentre guidi, lo balli con la testa e con le mani, ma soprattutto lo capisci davvero.
L’importanza di brani
come Barabba, Parola, Si va via, I giovani, Mario, Dammi spazio, Il futuro del mondo, senza tralasciare le splendide Attaccami la spina, Penso positivo, Voglio di più, Serenata rap, Io ti cercherò, Piove, Soleluna, Dobbiamoinventarciqualcosa, Viene sera, Il ballerino e India. Jovanotti è un grande artista, c’è poco da fare.
Ascoltate il disco e ditemi se non ci ritrovate aspetti del mondo d’oggi.
È vero, la storia del resto è un aspetto ciclico di come va il mondo, è un qualcosa che gli essere umani non riescono proprio ad assorbire come insegnamento. Peccato non sia così anche la musica, peccato che un disco così non lo scriverà più nessuno, nemmeno lo stesso Jovanotti.