Giuseppe Marini dirige Luca De Bei che torna sul palcoscenico in veste d’attore, per raccontare la storia vera di una sofferta e coraggiosa rinascita. Al Teatro dei Conciatori dal 15 gennaio al 3 febbraio.
Il grande mago
Regia: Giuseppe Marini
Autore: Vittorio Moroni (tratto da una storia vera)
Con: Luca De Bei
Costumi: Alessandra Cardini
Luci: Marco Laudando
Produzione: Compagnia della Luna e Società per attori
Dal 15 gennaio al 3 febbraio – Teatro dei Conciatori, Roma
«Mi guarderai anche tu mani e piedi come un doganiere?». Nel buio e nel silenzio della sala queste sono alcune delle parole che Aurora immagina di dire al figlio, un giorno. Lo spettacolo è il racconto di un viaggio, di una morte – quella di Andrea – e di una rinascita – quella di Aurora -. Andrea ha 15 anni, è un ragazzino timido e impacciato che sa giocare bene a basket. Proprio durante l’ora di ginnastica, viene trascinato dalla più bella della scuola nel laboratorio di scienze, diventando improvvisamente uguale a una delle cavie chiuse in quei barattoli sugli scaffali. In corridoio gli altri studenti ridacchiano, conoscendo le intenzioni della ragazza: vincere una scommessa. Provoca a tal punto il compagno, che in pochi minuti Andrea giunge all’eiaculazione. Immediatamente la giovane si allontana, rivelando lo scopo dell’esperimento: «Lo sapevo che non eri frocio!». Lui vomita: «Esperimento riuscito a metà».
Con questo traumatico episodio comincia Il grande mago di Vittorio Moroni, tratto da una storia vera. Luca De Bei, nei panni di Andrea, è solo in scena, proprio come il protagonista è solo nel suo viaggio verso la sua vera identità. Il regista, Giuseppe Marini, lascia spazio alla parola, affidando totalmente all’attore il compito di trasmettere il disagio e la sofferenza del protagonista, attraverso una messa in scena semplice e scarna. L’attore dà corpo a tutti i personaggi della storia modulando la voce.
Andrea detesta gli abiti maschili e quel corpo che non sente il suo; vorrebbe poter parlare con la madre di segreti da donne, come fa sua sorella. Invece non riesce a confidarsi con nessuno, il disagio per quel corpo sbagliato lo fa chiudere in un profondo isolamento; finché non incontra Anna che «ha 30 anni, è bellissima, e ha tentato il suicidio». Le due anime disperate trovano un appiglio l’una nell’altra. Grazie ad Andrea, Anna torna a sorridere, e a sua volta il ragazzo si sente compreso e amato per ciò che è. La magia sembra essere perfetta, fin quando il desiderio sessuale provato dalla donna si esplicita in una richiesta. Andrea accetta, anche se – di nuovo – non riesce a trattenere il vomito. Dal loro amore nasce Simone. Ma la paternità non placa il disagio: Andrea vuole essere una donna. Il cambiamento di sesso comporta però conseguenze devastanti: il licenziamento, la morte di suo padre – ne è convinto -, e un lento, ma inesorabile e doloroso distacco da Anna. L’amore che prova per il figlio, ostacolato dalla stessa Anna e da una società ostile e diffidente, paradossalmente lo spingerà ad affermare la sua natura con maggiore vigore. Andrea non esiste più; ora c’è Aurora. E’ una donna a tutti gli effetti; solo le mani e i piedi lasciano intravedere il passato. Se Simone vorrà, lo accudirà con amore, lo porterà di nuovo allo zoo e gli mostrerà tutte le meraviglie di Dio, il grande mago.
La potenza e la verità della storia colpiscono profondamente e lo spettacolo, nella sua semplicità, è un inno ben riuscito al coraggio di affrontare i giochi di prestigio della natura, spesso molto crudeli.