In scena, entro un fumo denso, nella penombra di candele accese e odore di incenso, viene raccontato l’immaginario di un bambino: la paura originaria del bambino Nathanael, timoroso di essere privato dei suoi occhi dal mago della sabbia, che li porterebbe sulla luna per offrirli in pasto ai suoi figlioletti.
Tutto diventa un’ossessione, scandita con ritmo intenso sia da Hofmann, l’autore del racconto, che dallo stesso regista.
L’elaborazione dell’inconscio, del mistero, della pulsione di morte, del delirio distruttivo: tutti questi elementi vengono tradotti in azioni sceniche proposte allo spettatore come esperienza non solo voyeuristica ma anche sensoriale.
Il racconto inizia in forma epistolare. Nella lettera, inviata dal protagonista all’amico Lotario (che egli però indirizza erroneamente a Clara, sorella di quest’ultimo e sua fidanzata), veniamo a conoscenza di alcuni fatti legati all’infanzia del giovane studente universitario.
Nathanael riferisce, tra le altre cose, alla sua amata Clara, la storia dell’arrivo dell’uomo della sabbia, che la madre gli raccontava quando era bambino. “Una sera, incuriosito ma anche intimorito, Nathanael si nasconde nello studio del padre per aspettare l’arrivo dell’uomo della sabbia”. Ma, soprattutto, narra di come lui abbia vissuto, elaborato, rafforzato la sua fantasia su questa esperienza irreale.
La storia trova la sua forza nella suggestione, nel potere prevaricante dello sguardo, nella distorsione della visione quotidiana del reale poiché, nelle notti in cui la madre gli raccontava questa storia, egli sentiva realmente un rumore di passi sulle scale della sua abitazione.
L’uomo della sabbia si presta perfettamente ad un’elaborazione drammaturgica.
Freud lo citerà nel suo saggio sull’arte, Il Perturbante.
Tutto ciò per dimostrare come, nell’uomo di oggi alberghino, gli stessi fantasmi, la stessa inquietudine del vivere, la stessa pericolosa immaginazione che si sviluppano nell’animo del protagonista Nathaniel.
Come molte storie di ossessione, anche questa si conclude tragicamente.
L’UOMO DELLA SABBIA
ispirato al racconto di E.T.A. Hoffmann
testo e regia di Luca De Bei
con Mauro Conte, Riccardo Francia, Fabio Maffei, Giselle Martino
dal 16 al 18 marzo ore 20.45
Teatro Cometa Off – Roma