Artisti:
Philippe Spiesser – percussioni
Michelangelo Lupone – musica e ideazione strumenti
Dove: Giardini Accademia Filarmonica Romana
Quando: 26 giugno 2012
Foto: Enzo Mangini – Centro Ricerche Musicali
Info:
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Leggendo il titolo dell’opera Spazio Curvo per tre SkinAct, è difficile a priori immaginare cosa può accedere durante la sua esecuzione. Riportare in poche righe ciò che il pubblico ha vissuto durante lo spettacolo ai Giardini dell’Accademia Filarmonica Romana lo scorso martedì non è cosa semplice. Non si è trattato infatti di un concerto ordinario, svoltosi in un contesto comune, con strumenti tradizionali.
I primi suoni ad accogliere e circondare gli spettatori sono stati quelli diffusi delle installazioni sonore impiantate nei diversi angoli del giardino, mimetizzate fra gli arbusti e le siepi sì da dare voci e suoni alle piante: In a Landscape di Laura Bianchini, Branches di Walter Cianciusi, Sono Tutti Confusi di Alessio Gabriele, Aria di Michelangelo Lupone. Queste opere, ispirate a John Cage, sono state realizzate dal Centro Ricerche Musicali (CRM) e sono basate ognuna su una differente irradiazione del suono, sull’interazione con il pubblico e l’integrazione con l’ambiente.
Dirigendosi verso il luogo deputato al concerto, si scopre che sul palco troneggiano tre grandi oggetti cilindrici rivolti verso il pubblico, apparentemente grancasse, ma in realtà SkinAct. La luce soffusa e i fari colorati puntati sulle membrane degli strumenti creano un’atmosfera molto affascinate e non appena le luci sul pubblico si spengono sul palco appare Philippe Spiesser, che inizia a percuotere delicatamente le pelli creando un suono gravissimo e continuo. La performance del percussionista si svolge senza soluzione di continuità per circa mezz’ora, e mostra le incredibili possibilità sonore offerte dagli strumenti di Michelangelo Lupone, che da una semplice membrana ricavano l’intero spettro sonoro. Spiesser utilizza sui tre SkinAct sia una classica tecnica percussiva, sia lo sfregamento e la pressione, selezionando durante l’esecuzione diversi nodi di vibrazione, e alternando suoni impulsivi a suoni risonanti, giungendo a momenti assimilabili a “canti incrociati di voci”.
Lo SkinAct costituisce l’evoluzione del Feed-Drum, anche questo realizzato dal CRM. Sono definiti “strumenti aumentati a percussione” e sono basati sullo studio dei modi vibrazionali delle membrane, e, tramite risuonatori, mettono in evidenza particolari frequenze in genere non isolabili nel totale del suono di una grancassa tradizionale. Ciò permette di controllare con grande precisione quali suoni emettere e quindi produrre con lo strumento non solo suoni percussivi, ma anche suoni lunghi e di differenti altezze.
A fine spettacolo si può ipotizzare cosa sia lo spazio curvo di cui parla il titolo dell’opera; forse si riferisce alla disposizione semicircolare degli SkinAct sul palco, oppure alle innumerevoli curve che si spostano, sbattono, si riflettono, e flettono le membrane delle percussioni. Una cosa è certa: lo spettacolo ha mostrato qualcosa di completamente nuovo ed inusuale, ai confini della tecnologia e della ricerca, ma lo ha fatto sotto il costante controllo del pensiero musicale ed artistico.
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