MACADAMIA NUT BRITTLE

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Regia  Stefano Ricci

Performer  Anna  Gualdo, Fabio Gomiero, Andrea Pizzalis, Giuseppe Sartori

Movimenti  Marco Angelilli

Direzione tecnica  Stefano Carusio

Assistente regia  Elisa Menchicchi

Una produzione  ricci/forte

in collaborazione con 
 garofano verde

 

Teatro Palladium, Roma

dal 27 al 29 aprile 2012 – ore 20.30

 

http://www.ricciforte.com/

Tre uomini, Macadamia, Nut e Brittle, e una donna, mascherata da Wonder Woman, interagiscono senza sosta in uno spazio riempito di oggetti che diventano gli ingranaggi della messa in scena.

«Il futuro è già finito». Questa è una delle incoraggianti frasi con cui i protagonisti ci introducono nel loro mondo. I loro monologhi, verbali e corporei, creano una performance antinarrativa in cui ricordi, confessioni, desideri sono declamati col fiato corto, rincorrendosi, sudando come atomi dispersi in un continuo sbattere di corpi.

A ritmo sempre più accelerato, questi quattro personaggi intrecciano i racconti dei loro incontri occasionali: ne sono allo stesso tempo attori e spettatori, seduti davanti a un’immaginaria televisione mentre con un allusivo cucchiaino sembrano gustare del gelato. Probabilmente si tratta proprio di quel Macadamia Nut Brittle, gelato industriale alla vaniglia con noci macadamia al caramello, che dà il titolo allo spettacolo di Ricci/Forte, ispirato al mondo dello scrittore americano Dennis Cooper.

Proprio come un gelato semisciolto, questi uomini, emotivamente adolescenti, non hanno una forma né un’identità; la cercano nelle relazioni sessuali, immaginarie o reali, che si trovano a consumare una dopo l’altra: sono sicuri soltanto nella loro coazione a ripetere. «Se fossi un supereroe smetterei di schiacciare il pulsante “Replay”» urla Wonder Woman, a tratti voce narrante.

Queste avventure erotiche sono il rimedio a una quotidianità noiosa: il sesso è meccanico come la manovra di Heimlich antisoffocamento. Desiderio, appagamento e sofferenza. Meglio essere speciali nel dolore che non provare niente, non essere nulla: morire ogni volta in un sesso violento che non lascia spazio al sentimento, essendo solo un mezzo per non pensare e per scaricare se stessi sull’altro a sua volta martoriato. L’altro è un oggetto di consumo, uno fra i tanti esposti in vetrina o pubblicizzati negli spot televisivi. L’imperativo è consumare.

La coppia sesso-cibo è onnipresente. È un sesso anaffettivo che mangia e si fa mangiare. «Lei un uomo deve mangiarselo perché prenda la forma di Anna, un muffin appena sfornato». Come in un gioco, una sterminata serie di muffin serve a segnare tutte le serie televisive che è possibile guardare per sentirsi un po’ meno soli.

Tutti gli organi del corpo sono coinvolti in questa autopsia dell’amore. L’unico rimedio, forse, è eliminare l’epidermide, come quella del coniglio bianco lentamente e dolorosamente scuoiato, e sostituirla con una patina, magari in lattice, che protegga dal freddo degli incontri successivi.

I quattro bravi performer coinvolgono e convincono, mettendo  in mostra i loro corpi che diventano elemento principe della narrazione. Non si arrestano un attimo, dando tutti loro stessi: corpi, anime, voci, ginocchia.

 

 


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Autore

Ludovica Marinucci

Project Manager di Nucleo, mi occupo delle partnership e della promozione del nostro progetto editoriale. Scrivetemi a progetto@nucleoartzine.com

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