Maestri: SIDNEY LUMET – SERPICO

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Regia Sidney Lumet

Soggetto Peter Maas

Sceneggiatura Waldo Salt e Norman Wexler

Produzione Columbia Pictures (Usa, 1973)

Fotografia Athur J. Ornitz

Musiche Mikis Theodorakis

Scenografie Charles Bailey

Con Al Pacino, John Randolph, Jack Kehoe, Cornelia Sharpe, Barbara Eda-Young, Biff McGuire, Norman Ornellas, Tony Roberts

Durata 130 min.

La corruzione si è sempre evoluta di pari passo con la società e le sue leggi, a patire dagli albori di questa. Catilina, Demostene, Simon Mago, sino ad arrivare a Craxi e Berlusconi. Il fenomeno, complesso e tentacolare, sembra seguirci passo a passo nelle epoche storiche, raggiungendo ciclicamente escalation impensabili; o forse la corruzione è sempre a livelli altissimi, ma ogni manciata di decine di anni il sistema deve necessariamente fingere di aprire gli occhi e di combatterla per un po’, pena il crollo totale dello stesso. Uno di questi picchi di corruzione si è avuto negli anni settanta, periodo difficile per molti paesi del mondo. L’Italia attraversava turbolentemente gli anni di piombo, ma l’America non era messa particolarmente meglio. Erano gli anni della droga, della criminalità organizzata, legata a cartelli e cosche italo-qualcosa, ma c’era anche la criminalità dei poveri, degli ultimi, di quelli dimenticati. Ognuno era disposto a pagare per evitare problemi legali, vendere sottobanco, non avere noie o, semplicemente, essere lasciato in pace. Le tangenti erano di uso comune in tutti gli strati della società e delle istituzioni. E’ in questo panorama che Frank Serpico, poliziotto in borghese realmente esistito, ebbe a dire qualcosa.

Frank Serpico (Al Pacino) è un poliziotto italo-americano appena arrivato nel distretto di polizia ottantuno di New York. Educato a una rigorosa etica, Serpico si confronta subito con la dilagante corruzione che ha impregnato le forze dell’ordine. Le sue denunce gli valgono l’allontanamento dal distretto ottantuno, ma nel distaccamento successivo la situazione è anche peggiore. Il giovane poliziotto in borghese dovrà scegliere tra il rassegnarsi al sistema o combattere per preservarne l’integrità, a costo di rischiare la vita per mano dei propri colleghi corrotti.

Sidney Lumet guida il pubblico nel torbido mondo delle tangenti in maniera egregia, facendo rumore e denunciando, scagliando una pietra nella cristalleria del perbenismo dell’epoca che preferiva fingere di non vedere. Sotto la sua guida, Al Pacino dà una delle sue migliori interpretazioni, quella di un eroe che non vuole essere tale. L’eroismo di chi fa il proprio mestiere, come dovrebbe essere in ogni paese civile, non interessa all’umanissimo personaggio interpretato dal grande attore. La musica di Mikis Theodorakis, nonostante sia incalzante e coinvolgente, è stata oggetto di critiche per la sua eccessiva invasività. Vedere un film come questo non è di secondaria importanza. In questo periodo di lotta all’evasione fiscale, tangenti e corruzione politica e istituzionale, pochi film sono attuali ed esplicativi quanto Serpico. Senza cadere in banali moralismi il regista ci svela il sottobosco della società, rappresentata da un distretto di polizia di New York corroso dal tarlo della corruzione; ma cosa rende questa piaga così estesa e intessuta in tutte le trame del sistema? Forse è principalmente per il suo essere camuffata da innocente flessibilità delle regole, da piccoli favori ad amici, da chiusura d’occhi bonaria e benevola che risulta così difficile da combattere. Serpico non si scontra con grandi truffe ed eclatanti empietà, ma con un malcostume divenuto stile di vita. E’ sulle piccole cose che sorge il dubbio, sarebbe facile, del resto, scegliere tra il bianco e il nero; è tra la scala dei grigi che si annida l’incertezza e il collasso dei principi.

 

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