Il 25 gennaio si è tenuto presso la Sala Sinopoli del Parco della Musica il concerto Tra Barocco e Novecento, con la Mahler Chamber Orchestra diretta da Philipp Von Steinaecker.
Artisti:
Solisti della Mahler chambre Orchestra
Philipp Von Steinaecker – direttore
Andrea Zucco – fagotto
Dove: Auditorium Parco della Musica – Sala Sinopoli
Quando: 25 gennaio
Info:
“Una tradizione vera non è un residuo di un passato ritrovato, è una forza vivente che anima e informa l’attuale”. Oltre ad indicare una sana e proficua maniera di intendere il passato, queste parole, pronunciate dal grande compositore Igor Stravinskij, ci aiutano a riassumere degnamente il concerto tenutosi venerdì 25 gennaio presso la Sala Sinopolidell’Auditorium Parco della Musica, che ha visto come protagonisti i solisti della Mahler Chamber Orchestra, diretti dal maestro Philipp Von Steinaecker. Il programma prevedeva l’alternarsi di pezzi scritti durante il periodo Barocco e di altri realizzati invece nel XX secolo. Nella prima parte della serata sono stati eseguiti tre brani: il Concerto Grosso in sol maggiore op.6 n.1 HWV 319 di G. F. Händel, il Concerto in re per orchestra d’archi di Igor Stravinskij e il Concerto per fagotto, archi e basso continuo di J. S. Bach. Dopo un breve intervallo la serata è continuata con il Concerto in mi minore per fagotto, archi e basso continuo RV 484 di A. Vivaldi, e il Divertimento per archi SZ 113 di B. Bartòk.
Come facilmente balza all’occhio, la contrapposizione di brani antichi a brani moderni ha animato tutto lo spettacolo, rendendo palese i saldissimi legami esistenti fra le diverse epoche: i maestri a noi più vicini nel tempo (Bartòk e Stravinskij) partono da ciò che i loro illustri predecessori ci hanno lasciato per aprire il discorso musicale a nuovi stili e linguaggi più moderni. Tutta la serata è stata caratterizzata dal tipico continuo fluire musicale barocco: una pulsazione incessante di ritmo e note, costante nei brani antichi, ondeggiante e frammentaria in quelli moderni: come nel Concerto in re, dove ci sono brusche rotture del discorso musicale, improvvise svolte o interruzioni; come nel brano di Bartòk, dove la tradizione si fonde a volte con i linguaggi tipici magiari, donando al tutto una profonda vitalità etnica e folcloristica, altre con lo stile misterioso e angosciante tipico di questo artista. Nonostante il rispetto della forma (tre movimenti contrapposti) e dello stile concertato (l’alternarsi fra soli e tutti) i brani più moderni ci conducono verso un percorso che non è più così definito e stabile come quello barocco, sembrano darci delle sicurezze che immediatamente smentiscono.
Al centro dello spettacolo, a cavallo fra la prima e la seconda parte, la scena viene tenuta dall’ottimo oboista Andrea Zucco, al quale va una nota di merito, personaggio principale dei brani di Bach e di Vivaldi, interpretati con grande perizia e lucidità. Va menzionata anche l’attentissima e ispirata esecuzione della M. C. O., la quale ci ha trasportato a spasso fra epoche musicali facendoci assaporare i brani dalle più esplicite melodie fino al più piccolo e delicato dettaglio contrappuntistico.
Possiamo, quindi, dire con sicurezza che il neoclassicismo, movimento musicale della prima metà del ‘900 al quale Stravinskij e Bartòk aderirono, non fu certo un codardo rifugiarsi sotto le calde coperte del passato, fu bensì un protendere lo sguardo e la mente verso nuovi territori con i piedi ben saldati nella tradizione e un estendere la stessa per renderla capace di inglobare e sostenere i linguaggi ed il mondo moderno.