O Velho do Restelo (The Old Man of Belem), di Manoel de Oliveira, Francia-Portogallo 2014, 19’ Produzione O Som e a Fúria Cast Luís Miguel Cintra, Ricardo Trepa, Diogo Dória, Mário Barroso Tratto da O Penitente di Teixeira de Pascoaes Presentato Fuori Concorso alla 71° Mostra d’Arte Cinematografica Internazionale di Venezia
A 106 anni il Maestro lusitano ha ancora voglia di cinema. Il suo cortometraggio presentato fuori concorso a Venezia rappresenta il sontuoso e paradossale tentativo di dialogo tra i tre forse più importanti esponenti della letteratura portoghese come Luís de Camões, Teixeira de Pascoaes e Camilo Castelo Branco, con la sineddoche della letteratura spagnola più realistica di tutti i tempi, il Cavaliere Don Chisciotte de la Mancha.
De Oliveira fin dalla prima inquadratura affida tutto il suo realismo alla Memoria e al Canto del mare, che custodiscono una copia de I Lusitani di Camões, il cui IV Canto è O Velho do Restelo.
I quattro personaggi dialogano seduti su una panchina, vicini e ineffabili, per diciannove densissimi minuti. Il Cavaliere ascolta in silenzio i suoi interlocutori, ancora con la sua possente corazza, poiché da Sognatore egli già aveva visto e conosciuto quel mondo d’ideali cavallereschi ormai tramontato. Il controcanto è affidato al fiero Camões, il quale, come vuole l’iconografia, ha l’occhio destro bendato poiché perso in battaglia, che rivela: «Tutto è sogno», a testimonianza di un possibile (in)esausto ribaltamento della liquidità e dell’inconsistenza dell’hic et nunc, in opposizione alla realtà del mondo onirico.
Se il cinema è Memoria, gioco del riprodurre, la carriera cinematografica del più importante regista portoghese testimonia che il dialogo tra letteratura e poesia rappresenta la possibilità di un divenire artistico ancora possibile. I versi citati da Teixeira de Pascoaes rappresentano il cortocircuito rappresentato dell’arte: «braci ardenti che portano la mente su schemi assenti, su cui narrare infinite storie non ancora toccate da occhi umani». O Penitente è l’opera di Pascoaes che ha ispirato il corto del Maestro portoghese.Camilo Castelo Branco scrisse l’Amor de perdiçao, opera che ispirò il film di de Oliveira del 1972. Una copia de I Lusiadi galleggia in superficie sul mare, il poema eroico non affonda, nelle pagine del libro ondeggia la storia dentro e oltre l’Atlantico, dentro e oltre le Colonne d’Ercole. Il destino del libro è il destino della cultura.
O velho è il vecchio che nel poema ammoniva di non affrontare il viaggio alla scoperta di nuove terre: «che morti, che perigli, che tormenti» e che confessava al re, senza essere ascoltato, della sconfitta di Alcacer Quibir. Il declino che si affronta nel poema è non solo il declino dell’impero iberico ma anche il nostro inesorabile declino. Tuttavia, un ribaltamento o speranza è ancora possibile. Parola di Manoel de Oliveira.