MARATONA DI NEW YORK

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Teatro Stabile delle Marche

in collaborazione con  progetto Officina Concordia

Comune di San Benedetto del Tronto Assessorato alla Cultura e Amat ù

presentano

 

MARATONA DI NEW YORK

Di Edoardo Erba

Diretto e interpretato da Cristian Giammarini e Giorgio Lupano

 

Dal 2 al 6 maggio 2012

Piccolo Eliseo Patroni Griffi

Dal martedì al sabato, ore 20:45, domenica, ore 17:00

Maratona di New York è la corsa di due amici… o fratelli? La corsa per dimostrare di essere i migliori, per raggiungere una meta anche a costo della vita, un po’ come Filippide, che nel490 a.C muore subito dopo aver riportato la notizia della vittoria degli Ateniesi sui Persiani. Ma è anche la corsa del confronto, dell’intimità raggiunta grazie al ricordo, ad un cielo stellato di sottofondo e ad una compagnia accanto da non deludere.

I due personaggi ideati da Edoardo Erba sono emblematici, simbolo di quelle forze e fragilità che accomunano un po’ tutti, con i tipici risvolti della medaglia che le sfumature nel mezzo possano poi comportare. Steve (Giorgio Lupano), esile e bello, è il simbolo della forza per eccellenza e dell’ideale greco di atleta. Ma lo è anche di quella stessa forza ostinata e cieca determinazione nel raggiungimento degli obiettivi che quasi non concede un attimo di riposo e di godimento dei suoi frutti, dato che ad esso viene anteposto il sacrificio. Tu devi sempre finire quello che c’è nel piatto fino alla nausea. E poi quando hai tempo per conoscere veramente te stesso?  La corsa di Steve è quella corsa insensata e senza direzione tipica di chi rinuncia a giocare con la vita. La vita è un incubo, dobbiamo fargliela pagare. Corre solo perché DEVE correre, spinto unicamente da quel puntino fisso che aleggia in quella meravigliosa aria notturna, di cui dovrebbe anche godere, e nel suo cervello. Corre ma si perde: non solo nello spazio fisico, ma perde anche la sua identità, sempre unicamente concentrato su se stesso. Un’incedere rigido e molto sicuro è il suo andamento durante la prima parte dello spettacolo.

Mario (Cristian Giammarini) invece, rinunciatario e goffo sin dall’inizio, va avanti stancamente con aria poco motivata e i polsi che si lasciano andare flosci al battere di ogni passo sul suolo. Il suo atteggiamento, da una parte ci strappa risatine di compassione e quasi rabbia per quella figura così debole, ma nello stesso tempo essa è quell’altro estremo che rappresenta una maggior leggerezza di vivere di cui tante volte abbiamo profondamente bisogno, avulsa dagli obblighi morali. Mario vuole essere libero sia di correre che di fermarsi, non diventando così schiavo di sé e delle sue azioni. Infatti, mentre Steve si perde l’esperienza della corsa e la milza comincia a minare la sua sicurezza, Mario improvvisamente avanza come se una spinta continua si fosse impossessata di lui e non lo abbandonasse. Ma anche in quello strano stato di trance misto a benessere, non perde la percezione dell’altro e di quello che gli accade intorno, mostrando una buona dose di generosità nel fingere una caduta per salvare il borioso e orgoglioso Steve dai suoi dolori.

Lo spettacolo di Erba è una riflessione continua sulla vita, o forse sarebbe meglio dire in corsa, cadenzata da attimi di ilarità e lieve commozione. Il finale è a sorpresa e lascia intravedere sullo schermo reminescenze, volti sorridenti spezzati da un brusco incidente, cosi come sono brusche le interferenze che interrompono il filmino quasi da caminetto e riunione familiare. E alla fine di questa leggera commedia rimangono però in sospeso alcune domande: quale atteggiamento verso la vita paga di più? E soprattutto, chi corre troppo è costretto a fermarsi bruscamente ad un certo punto? O ancor meglio, a continuare a correre da solo?

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Webmaster - Redattore Cinema

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