di e con Mariangela Gualtieri con la guida di Cesare Ronconi 14 Maggio, Angelo Mai, Roma
Raramente il silenzio riesce a essere parola. Raramente un corpo pur stando fermo, immobile, riesce a straboccare di vibrazioni.
Mariangela Gualtieri entra lentamente sul palco dell’Angelo Mai. Entra e osserva; e sembra osservare non tanto ogni singolo corpo presente lì in quello spazio condiviso: sembra osservare l’urgenza che ci circonda, l’urgenza che ci unisce e invisibilmente parla senza però che noi fossimo riusciti prima a dare un corpo a quell’urgenza, a tracciarne l’immagine. Mariangela Gualtieri arriva lentamente sul palco e lentamente parla, canta, decanta rendendo concreta nell’aria quell’urgenza, in ogni sua sfumatura empirica e teorica.
“ Sento il tuo disordine e lo comparo al mio “ dice, parlando a quel mio/tuo che è rivolto al suo cuore, ad un altro cuore, a sua madre, a noi, al mondo intero. I versi che il suo corpo attento e delicato, come violino, fa risuonare appartengono a raccolte come “ Giovani Parole “ e precedenti e sono nate sullo stesso terreno in cui sono fioriti i versi di Dante, di Borges, della Szymborska e altri poeti a lei cari: versi fioriti per il prato dell’anima. La Gualtieri parla di atomi, di particelle di cosmo, di formiche mentali, di acciaio e carta, di ciò che non si vede, del nostro essere imperfetti, del quale, un giorno, avremo nostalgia; parla delle sue piccole ri-scoperte quotidiane, della terra, concreta e astratta, che la circonda richiamando alla mente delle ancestrali sensazioni di unità tra il me/te con la terra e il cosmo in un fiorendo di passione e compassione.
Rilucida i sentimenti incrostati dallo stress e dal logorio mentale del quotidiano e lentamente, con cura e delicatezza, come quando si rimboccano le coperte ad un bambino stanco, unisce gli spiriti, descrive, quasi sussurrandoli ( ma con quale forza! ) i più intimi pensieri dell’animo umano con un linguaggio che arriva al cuore più lento e all’orecchio più chiuso, con questa “poesia inesauribile che non arriverà mai all’ultimo verso e cambia secondo gli uomini”; ed è così che ogni parola acquisisce un suono, un sapore, un peso, un’immagine, e anche solo una rosa diventa spunto di riflessione riguardo al misterioso, affascinante e intricato filo rosso che unisce tutti gli elementi di questo bello mondo e Mariangela Gualtieri sembra parlare il linguaggio di ogni singolo elemento: lo parla per le anime lucide, per le anime stanche o semplicemente per le anime che hanno ancora voglia di sorprendersi, di tenersi forte e lasciarsi andare con dolcezza, “per l’antica arte del teatro quando ancora raduna i vivi e li nutre”.