Arriva al Teatro dell’Orologio di Roma la storia intimistica dell’attrice che ha incantato tutto il mondo con la sua bellezza e la sua fragilità, nonché la donna che assunto nel corso dei decenni il ruolo di sex symbol per eccellenza e di icona di fascino e stile. Marilyn – gli ultimi tre giorni porta in scena le ultime 72 ore della sua vita fugace e drammatica. E di una morte che ha lasciato molti interrogativi.
Marilyn – gli ultimi tre giorni
Di Elisabetta Villaggio
Adattamento e regia: Michele Di Francesco
Con: Vita Rosa Pugliese, Carolina Izzo, Federica Lenzi, Marco Martino, Matteo Milani, Alberto Mosca, Claudio Boschi e Andrea Carpiceci
Assistente alla regia: Marco Martino
Scene: Luciano Nestola
Costumi: Raffaella Rame per “Dressup”
Trucco e acconciature: Federica Guglielmo
Dove: Teatro dell’Orologio, Sala Grande
Quando: Dal 5 al 9 giugno 2013
Nella notte tra il 4 e 5 agosto 1962 moriva Marilyn Monroe, icona ad aeternum di fascino e stile. Ma anche simbolo della fragilità umana. Quelle fragilità che sono presenti in ognuno di noi anche quando apparentemente hai tutto. E Marilyn aveva tutto. Una villa da sogno, abiti stupendi, uomini facoltosi ai suoi piedi. Ma anche quel vuoto interiore e quelle incertezze dovute a un’infanzia triste che l’hanno portata a ricorrere agli psicofarmaci negli ultimi anni della sua giovane vita. Troppo facile, dunque addossare la sua morte a quell’abuso.
La diva per eccellenza, drogata e alcolizzata si è suicidata. Troppo facile ricorrere a questa spiegazione. Facile e anche scontata. Allora perché non sono mai stati interrogati ufficialmente la sua governante Eunice Murray e il suo psichiatra Ralph Greenson? E soprattutto perché dall’autopsia è risultato che non ci fossero tracce di pillole nel suo stomaco ma vennero ritrovate punture al cuore? E infine un’ultima, inquietante domanda: perché la sera del suo decesso ebbe una violenta discussione con Bob Kennedy.
In un unico atto di circa un’ora e mezzo Elisabetta Villaggio attraverso la performance elegante e seducente di Vita Rosa Pugliese cerca di rispondere a queste e altre domande, portando in scena gli ultimi tre giorni di vita di una donna – prima ancora che attrice – dall’equilibrio delicato. La Marilyn della Pugliese è una Marilyn bambina, alla disperata ricerca di un amore mai avuto davvero. L’amore di una madre, che lei si illude di trovare fra le braccia della sua governante, l’amore di un’amica, la sua addetta stampa, la donna che la tradirà, svelando i suoi segreti alla Casa Bianca. L’amore per un uomo che l’aveva resa incapace di decidere fra i due fratelli Kennedy. È una Marilyn affamata d’amore quella che vediamo sul palco del Teatro dell’Orologio. Una Marilyn lontana anni luce dal suo ruolo di sex symbol. La vediamo camminare per la sua stanza sorridente, ma gli occhi celano un’amara realtà. La realtà di una donna sola, abbandonata anche dagli affetti più cari. Una Marilyn attaccata al telefono in attesa di una voce che non risponderà mai.
E poi la Marilyn che amava mettersi in situazioni più grandi di lei. La Marilyn che confidava a chiunque le confidenze dei fratelli Kennedy. Inconsapevole di quei microfoni meticolosamente nascosti da CIA ed FBI, all’interno della sua casa. Una pedina scomoda che andava eliminata a tutti i costi: è questo l’amaro finale dello spettacolo. Il testo di Elisabetta Villaggio infatti preferisce esplicare tutto, senza lasciare quell’ombra di mistero che ancora aleggia a 50 anni dalla sua morte.