Raccontare il fenomeno dell’immigrazione è una prerogativa di molti, ma solo in pochi riescono a farlo emozionando. É il caso dell’artista Marisa Albanese con la mostra Sentieri di mani, che nasce da un progetto condiviso con Maria Antonella Fusco, Antonella Renzitti e Angela Tecce.
Nell’esposizione, visitabile sino all’8 marzo presso l’Istituto centrale per la grafica, sculture ambientali si mescolano con installazioni, disegni, fotografia e video. Molteplici tecniche quindi per riflettere sul fenomeno sociale più importante dei nostri tempi, che interessa tutto il Mediterraneo ed è impossibile da ignorare.
E proprio al cosiddetto mare nostrum rimanda l’installazione Mare chiuso, una macchina che attraverso una punta disegna costantemente un cerchio nei granelli di sale; quel sale che paradossalmente ci fa pensare all’estate e al sapore che rimane sulle labbra dopo un bagno e che allo stesso tempo evoca il teatro tragico del Mediterraneo, in cui la fuga si mescola al rifiuto, la disperazione alla speranza e la vita alla morte. Essere costretti a lasciare la propria terra comporta uno smarrimento interiore, ma non solo; si perdono infatti tutti i punti di riferimento e si procede verso un ignoto temporale e geografico. Si è così in balia delle onde e degli eventi, proprio come la polvere di ferro dell’opera Cosa ferma le altalene?, che varia la sua posizione in base ai magneti legati alle cinque altalene.
Centrale dunque è anche il tema del viaggio, che viene esplicitato in Diariogramma in India: una serie di carte, che sembra appena uscita da un sismografo, sulla quale invece di essere registrati i movimenti terrestri, sono impressi i gesti dell’artista mescolati ai sussulti incontrollati e provocati dai mezzi di locomozione.
A concludere il percorso espositivo, troviamo l’inedito video di animazione Fughe dai confini, che facendo un passo indietro, racconta l’inizio del viaggio, vale a dire quel momento in cui si abbandona la propria cosa non potendo salvare nulla, eccetto gli affetti e i legami familiari.
Con questa mostra, facente parte della rassegna Grafica Femminile, l’artista racconta una tematica così delicata, con estrema sensibilità e lucidità analitica, senza mai scadere nell’ovvio e toccando delicatamente le corde dell’animo di ogni spettatore. Non conta che un’opera sia bella o brutta, conta la sua capacità intrinseca di suscitare riflessioni e pensieri che vanno al di là dell’opera stessa. E Marisa Albanese con Sentieri di mani esplicita al meglio tale intento.