Moltissimi i film in concorso al Mash Rome Film Fest 2013. Pellicole dei più svariati generi cinematografici, provenienti da tutto il mondo e proiettate nella sala cinema del Macro e all’Aranciera di San Sisto, si sono susseguite nelle giornate dall’8 all’11 maggio.
The Animation Tag Attack, di C. Bach, Dk-De 2012, 9’ 58”
Incalcitranous Rex, di M. Willis-Jones, No 2012, 13’ 31”
Last Day on Epsilon Eridani B, di D. Mohl, Us 2012, 10’
Second Wind, di S. Tsyss, Ru 2012, 6’ 24”
Cats Lost in Space, di E. Munnich, De 2012, 13’ 11”
Di fronte a opere sperimentali e geniali, come quelle viste durante la seconda edizione del Mash Rome Film Fest, il concetto di spettatore cinematografico disattento forse entra in crisi, per questo è necessario compiere un’introduzione puramente concettuale. In inglese Mash-up significa schiacciare/passare la frutta o la verdura, un’operazione puramente culinaria che acquista tutt’altro significato nell’arte contemporanea. Il remix, processo di elaborazione puramente musicale è sbarcato, soprattutto con l’avvento del digitale, anche nel complesso panorama del cinema contemporaneo. Senza dimenticarci autori come Baruchello, Farocki e Godard e la trasmissione Blob di Ghezzi, ovvero i primi artisti/autori ad utilizzare tecniche di mixaggio, si può affermare che il found footage, il montaggio, il bricolage, il bootleg abbiano la reale capacità di re-ciclare l’immagine, ossia di ridonarle un nuovo senso, magari completamente opposto a quello che aveva precedentemente. L’immagine nel mash-up è un tizzone ardente che si nutre di benzina artistica di qualità. L’immagine diviene errante e nello stesso istante rischia di errare all’interno di un cammino in cui i concetti di giustezza, di opposizione e attrazione delle e tra le immagini la fanno da padrone insieme al loro rapporto assonante e dissonante con la musica.
La sezione Fanta-Sci-fi ha offerto tutte pellicole interessanti:
The Animation Tag Attack è un insieme di undici episodi in cui la fantascienza, il thriller, il western e la commedia si mescolano con personaggi che ricorrono in ogni episodio, un po’ ricordando l’Inland Empire di Lynch. Uomini melanconici, cacciatore di taglie, una papera e un orso umanizzati sono tutti alla ricerca disperata di una boccetta verde, chissà cosa contenente, forse una medicina, forse un veleno, e del suo antidoto. Lo stile da cartone animato si mischia con quello fumettistico, dando vita a un finale, con attori veri e propri, che aumenta ancora di più il registro onirico e complesso del film.
Incalcitranous Rex è un geniale viaggio interstellare in cui due alieni, privi di parola, cercano di tornare sulla Terra. Non sappiamo quale sia il loro compito. Ad accompagnarci nel loro delirante vagabondare sono didascalie in nero, celebri nei film muti, la voce off del loro Master e due narratori/commentatori vestiti di bianco e che confondo la parola infinite con il sostantivo internet. Che i due viaggiatori vivano in una dimensione completamente parallela alla nostra e allo stesso tempo identica?
Last Day on Epsilon Eridani B e Second Wind hanno in comune la presenza su un pianeta sconosciuto di un ego solitario con tuta spaziale volto nel primo film alla ricerca di una speranza di sopravvivenza, nel secondo all’immersione in un ricordo melanconico che ha tutte le caratteristiche della terra perduta e impossibile da ritrovare: parti di lattine di bevande sono adoperate per formare eliche poggiate su dei bastoni che al fruscio del vento sembrano, coi loro movimenti, ricordare il suo arzigogolato passaggio nella flora oramai scomparsa. Forse siamo di fronte a un presagio: quel mondo mostrato nel film di Tsyss non è altro che la Terra tra qualche centinaio di anni.
Cats Lost in Space è invece il ritratto di una missione spaziale in cui dei debosciati gatti umanoidi, ubriachi di latte, sono capeggiati e praticamente tenuti in vita dall’ologramma muto di un ippopotamo. Il film subisce l’influenza di 2001: A space odissey, e tuttavia con uno stile fortemente anni ’80, un po’ disco, labirintico e dai colori fluorescenti, riesce a mostrarsi come un’opera assolutamente originale, come tutte quelle descritte finora.