Mash Rome Film Fest 2013 I Urban Remix & Lyrical

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Moltissimi i film in concorso al Mash Rome Film Fest 2013. Pellicole dei più svariati generi cinematografici, provenienti da tutto il mondo e proiettate nella sala cinema del Macro e all’Aranciera di San Sisto, si sono susseguite nelle giornate dall’8 all’11 maggio.

New Line, di E. Abrami, Ita 2012, 8’ 35”

Apodemy, di K. Athanasapoulou, Uk-Gre 2012, 5’

Somewhere/Elsewhere, di D. A. Sant, Uk 2011, 3’ 06”

You see me, di Syl Betulius, Ch 2012, 4’ 57”

The cat dances with its shadow, di M. L. Hernandez, Spa 2012, 5’ 28”

Micro Macro, di A. Franco, Ita 2013, 2’ 27”

Barcode Buffer Overflow, di A. Nieddu, Ita 2013, 3’ 44”

Abigoba – Even if I try, di G. F. Ribera, Fr 2013, 3’ 37”

Passeggiata di buon mattino, di G. Giudice, Ita 2013, 5’ 30”

Nella sezione Urban Remix due opere colpiscono particolarmente per la loro capacità di far percepire, attraverso un afflato lirico, lo spazio urbano.

In Apodemy, film d’animazione, un coacervo d’intricate strade è lo spazio vitale di un autobus stilizzato in perpetuo movimento e circondato da quelli che sembrano essere uccelli. Gli esseri umani sono completamenti assenti, la scena è lasciata ai loro artefatti meccanici e artistici. Cominciano, infatti, ad apparire arti giganti di statue. Sembrano quasi voler inseguire il bus che, in preda al terrore, non può far altro che suicidarsi liberando i volatili, gli unici esseri viventi rimasti, dalla sua focalizzante presenza.

New Line invece è più di un omaggio nei confronti di New York. Con notevole abilità nel montaggio, Elisabetta Abrami costruisce un ritratto della Grande Mela in cui i grattacieli si incontrano e scontrano con i visi degli uomini e delle donne che prendono la metropolitana. La regista inserisce nella pellicola inserti di Koyaanisqatsi di G. Reggio e il quadro Nighthawks di D. Hopper, assumendo da una parte il lato documentaristico sul contemporaneo del primo e dall’altro il realismo del secondo che gli consente di mettere in scena una vera e propria antropologia dell’essere urbano e degli spazi antropizzati del mondo d’oggi.

Nella categoria Lyrical, Somewhere/Elsewhere è un’opera che impone un concetto di lirismo dinamico in cui immagini statiche, riprese da un aeroplano, si fondono con immagini movimentate, filmate a terra a volte con un zoom sfocato, di episodi urbani e di terreni campagnoli conditi dalla presenza di animali. Siamo di fronte a una (con)fusione ascetica tra terra e cielo che ci proietta in maniera onirica, con le ultime immagini, in un al di là completamente terreno. Come recita il titolo: siamo da qualche parte e contemporaneamente altrove, mai nel qui e nell’ora. È un essere trasportati.

You see me è un collage verticale/orizzontale in movimento di immagini concatenate e che, a primo impatto, sembrano essere prive di montaggio. Ciò ci riporta all’idea che le immagini siano collegate attraverso un’associazione forse spontanea o forse sofisticata, e comunque dettata da un canone di giustezza, un sentire che esse abbiano un qualcosa in comune – che può essere anche il loro non aver niente in comune – anelante la loro unione.

The cat dances with its shadow è un gioco di ombre tra il felino, il vampiresco e il puerile. Partendo dalla metafisica di De Chirico e proseguendo con un atteggiamento impressionista, la pellicola crea uno stile completamente personale godibile e fresco.

Tra le pellicole Remix, Micro Macro di A. Franco è un velocissimo passaggio dal mondo del microcosmo a quello del macrocosmo. L’immagine finale di uno aereo sembra essere l’unione tra i due mondi. Barcode Buffer Overflow è una geniale fenomenologia dell’atto sessuale dall’orgasmo fino alla riproduzione e alla nascita, mentre Abigoba – Even if I try è un’opera pop su un amore perduto, sognato, straziante e aspettato di cui è metafora un treno in partenza per chissà dove. Il film si snoda tra le strade di San Francisco e i grattacieli di New York. Passeggiata di buon mattino vaga all’inizio tra la lussuria e un bambino ammalato fino a un’esplosione nucleare e viaggi verso territori sconosciuti. Nella seconda parte visi tratti da film horror si fondono con figure di donne body builder. E alla fine sullo schermo appare un’immagine con su scritta la domanda: «You asked for it». Una bambina che piagnucola è la risposta alla domanda nel film. E nella vita reale?

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Autore

Lorenzo Cascelli

Ho conseguito la Laurea Magistrale in Estetica nel 2012 con una tesi su "The Tree of Life" di T. Malick e "Melancholia" di L. von Trier presso il dipartimento di Filosofia dell'università "La Sapienza" di Roma. Caporedattore prima di Arte e Libri e poi di Cinema presso Pensieri di Cartapesta, da Aprile 2014 sono direttore editoriale di Nucleo Artzine.

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