Matteo Casilli: No surprises

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Dal 28 Settembre al 20 Ottobre la galleria Rosso20sette artecontemporanea e Matteo Casilli raccontano New York in una versione insolita, più intima. La grande mela si trasferisce a Roma per parlarci delle sue strade e dei suoi cittadini, per parlare di sé.

 

No surprises

Artista: Matteo Casilli

LuogoRosso20sette artecontemporanea

Via D’ Ascanio, 27

Fino al 20 Ottobre 2012

30.964.

Sono i kilometri che separano Roma da New York. È difficile pensare che per raggiungerla, in una serata qualunque di fine Settembre, basti così poco. Ancora più difficile pensare di armarsi di scarpe, vestiti e borsa e avviarsi a piedi da Piazza Venezia arrivando in soli dieci minuti nella Grande Mela. Eppure le distanze si sono improvvisamente accorciate: New York si è rivelata nella totalità della sua bellezza, del suo fascino, attraverso gli scatti di Matteo Casilli.

Fotografare è un istinto, una pulsione, un’esigenza. È fame di forme, di colori, di turbamento, di poesia. È Arte. L’immagine riempie l’occhio, penetra nella pelle, si insinua nel sangue ed entra in circolo. Arriva dritta al cervello ma prima ancora nel cuore e, se muove l’emozione, l’indice scivola verso il click: bastano pochi secondi per catturare quell’attimo destinato a durare una vita. Così, il giovane fotografo romano si è perso tra le luci, le strade e le persone, le ha catturate e le ha portate dall’altra parte dell’oceano per presentarle al pubblico italiano in una mostra intitolata No surprises. Casilli sceglie il titolo di una canzone dei Radiohead per confessare i segreti nascosti negli angoli delle strade di periferia e quelli captati negli occhi dei passanti, che si incastrano per una frazione di secondo nell’obiettivo e lì si denudano penetrando nell’animo dello spectator di Barthes. Sguardi, tanti sguardi, ci raccontano le preoccupazioni, le speranze, i desideri di una vita troppe volte risucchiata dalla frenesia metropolitana, divoratrice di tempo vitale, che si dispiega nell’immancabile fiumana di taxi gialli, di pareti di insegne luminose e grattacieli specchiati. Lì dove gli occhi non incrociano direttamente la camera la curiosità di capire cosa celano è talmente forte, che ci spinge a cercare di recuperarli dimenticando la dimensione spazio-temporale. E così, un anziano che tenta la fortuna ad un gratta e vinci, un lavoratore che cammina a testa bassa, una bambina che cerca sicurezza tra le braccia paterne ci trascinano in una realtà che si allontana dal mito dell’America- Terra Promessa dei primi del novecento.

New York, spogliata dai fasti, si racconta nella sua essenzialità, intimità, attraverso gli scatti rubati ai passanti impegnati a vivere la propria vita, in balia di un governo che forse non ben li rappresenta. “Silence, Silence” cantano i Radiohead e la vera sorpresa è trovare, in un città così piena, spazi animati da un silenzio mai muto. Le periferie parlano a voce alta, raccontano la loro bellezza notturna e si riflettono nelle sinestesie fotografiche. Un volta entrati non si ha più voglia di uscire, ma non c’è problema: ci si può sempre sedere su un molo a contemplare tacitamente la Statua simbolo di benvenuto e di speranza, La libertà che illumina il mondo.

Yes, surprises!

 

 

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Autore

Redazione

1 commento

  1. Avatar
    Adriano Clovis il

    Ancora un bel “pezzo”. L’America non mi entusiasma e non mi affascina. Le immagini della vita quotidiana, mescolate con la musica, raccontate e viste da te (che raggiungi qualunque posto del mondo con scarpe, vestito e borsa) … quelle SI. Brava

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