Melancholia è il pianeta che si sta pericolosamente avvicinando alla Terra. Malinconia, melanconia.
La melanconia è di Justine, fresca di matrimonio, annoiata e distratta in barba alla solita mascherata in costume post-celebrazione. La sorella Claire osserva preoccupata, il cognato John inizia a farsi i conti in tasca ancor prima di digerire il cenone, mamma Gaby spara a zero sul dato di fatto, babbo Dexter gioca spensieratamente prima del distacco-presagio, il datore di lavoro Jack, padre del neo-marito, continua a sfruttarla di nascosto buttando nella mischia-meschina il giovane inesperto Tim. Justine fa fatica a restare a tavola, suo marito Michael la cerca invano, in tutti i sensi.
La celebrazione del matrimonio, per il regista danese, è un riappropriarsi in parte delle caratteristiche del Dogma tirate a lucido con una maggiore definizione nella qualità delle immagini (basterebbe l’immaginario e meraviglioso incipit sulle note di Wagner a stringere le attenzioni puramente sul lato emotivo), ed è un omaggio tacito a Festen, pur con le divergenti direzioni a livello di sceneggiatura.
Von Trier imbastisce un’atmosfera livida, grazie all’uso sapientemente suggestivo delle luci (ottima la fotografia di Manuel Alberto Claro), per accendere la lampadina della destabilizzazione, rinfocolare la tendenza ad osare con la tensiva rappresentazione del dolore e della cervellotica depressione.
Vi riesce grazie anche ad un cast di grande livello (ma avrei premiato anche Charlotte Gainsbourg), dove tra gli altri figurano nomi quali Charlotte Rampling, John Hurt, Kiefer Sutherland, Udo Kier, Stellan e Alexander Skarsgard, Brady Corbet (l’inquietante delinquente del Funny Gamesremake).
Melancholia non fornisce risposte scientifiche, non ci parla della fine del mondo, l’intento di Lars Von Trier è quello, come sempre, di scuotere parlando però della dispersione dell’essere umano (anche se con un briciolo di compassione in più, almeno rispetto allo scioccante e comunque suggestivo Antichrist, che comunque non è al livello di Melancholia), senza punti di riferimento precisi. Esemplare è l’ultima mezz’ora del film (straordinaria per varietà ed intensità di dettagli ambientali subordinanti le intricate psicologie dei personaggi), quando il vagare di Justine e Claire nei giardini della loro dimora dimostra quanto il disperato tentativo di unione da parte della seconda cozzi con l’assuefatta rassegnazione cronica della prima (il lato femminino nascosto nel regista). La verità giunge presto ad allarmare, per disagiare l’individuo, inferendogli colpi bassi. Justine diviene a poco a poco uno zombie. Claire non lo accetta. La scienza sbaglia i calcoli, lo scienziato pure. Del resto, ci sono davvero troppe cose da cambiare.
Regia Lars Von Trier
Sceneggiatura Lars Von Trier
Fotografia Manuel Albert Claro
Montaggio Molly Marlene Stensgaard
Costumi Manon Rasmussen
Art Director Simone Grau
Interpreti Kirsten Dunst, Charlotte Gainsbourg, Charlotte Rampling, Kiefer Sutherland, John Hurt, Stellan Skarsgard, Alexander Skarsgard, Udo Kier, Brady Corbet
Produzione Meta Louise Foldager, Lars Johnson, Marianne Sloth, Louise Vesth
Distribuzione BIM
Origine Danimarca, Svezia, Francia, Germania 2011
Durata 130′
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