Sabato 15 giugno presso il Teatro Trastevere l’Associazione culturale Convivia e Scuola di Alti Studi in Psicopatologia ha organizzato il suo quarto evento intitolato Il Jazz, o come suonare insieme senza regole?
Jazz, o come suonare insieme senza regole?
line up:
Fausto Mesolella – chitarra
Luca Velotti – sassofono
con: Massimo Sgroi, Charles Melman, Marc Morelli
dove: Teatro Trastevere, Roma
quando: 15 Giugno 2013
info: La Convivia
ascolta:
La chitarra jazz di Fausto Mesolella, musicista della Piccola orchestra Avion Travel, e il sassofono di Luca Velotti, componente del gruppo di Paolo Conte, sono stati i protagonisti della serata, condotta dal critico d’arte Massimo Sgroi.
Melodie mediterranee, roventi, arricchite da effetti raffinati, quelle di Mesolella, che ha intonato canzoni conosciutissime come ‘O sole mio, Libertango, Imagine, la bizzarra Pantera rosa, durante le quali si è sentita la partecipazione diretta e divertita del pubblico, con tanto di schiocco di vita. Ha incantato, emozionato e lasciato il pubblico col fiato sospeso per i virtuosismi singolari e quel suo tocco personale.
Nella seconda parte dello spettacolo si è assistito all’ammaliante duetto tra Velotti e Mesolella. Una sintonia impeccabile. E’ stato come assistere ad un dialogo profondo, esistenziale e appassionato tra due esseri viventi, mediato in questo caso da strumenti musicali che emettevano note come fossero parole sussurrate e comprese senza fraintendimenti.
Arrivato da Parigi, lo psichiatra e psicanalista Charles Melman è intervenuto riflettendo sulla musica jazz da un punto divista psicologico, sostenendo che questo genere musicale, caratterizzato da una confluenza di tradizioni musicali africane ed europee, e da un uso intenso di improvvisazione, ritmo swing e poliritmia, si distingue per un particolare tono malinconico prodotto dalla “blu note”, la cosidetta nota che si ribella al padrone. A proposito racconta che il jazz, nato agli inizi del secolo dalla musica dei neri d’America, ha rappresentato la più importante forma d’espressione di questo popolo, nella quale nonostante i soprusi e la lotta per ottenere i diritti riusciva a riconoscere se stesso.
Melman sostiene che nella musica jazz in particolare, il rapporto tra parole, suoni e corpo fluisce senza impedimenti, è ininterrotto. Questo genere è sinonimo di ribellione, è espressione pura e priva di costruzioni. Ci si domanda, quindi, se il Jazz sia una musica da poter suonare insieme e senza regole. Sembra non averne, è vero! In reltà necessita di notevole tecnica e possiede regole quanto basta per mettere in comunicazione diversi esecutori e strumenti, i quali si ascoltano e si parlano tramite una lingua derivante evidentemente da una stessa madre.
Secondo lo psicanalista e jazzista Marc Morelli, altro ospite prezioso della serata, il jazz è la musica divina per eccellenza perché capace di unire nonostante le differenze – diversamente da Melman per il quale una musica è divina quando tra gli esecutori vi è equilibrio e nessuno supera l’altro. Morelli inoltre sostiene che nella musica l’identità è più autentica che nella parola, invece piena di contrasti e contraddizioni.
Lo spettacolo si è concluso con un mini-video su un’intervista ad Ascanio Celestini il quale ha descritto la musica come “quello che io sono”, essa porta dentro tutto, parole, discorsi e quant’altro.
Quella che ha attratto il pubblico al Teatro Trastevere è stata una musica affascinante, incomparabile, intervallata da riflessioni intime ed interessanti su un tema che raramente viene affrontato, forse perché considerato scontato.
Si è riflettuto sulla musica e su quanto sia complesso il rapporto tra essa e la psiche umana, sui suoi effetti benefici, sul suo ruolo sociale e su quanto sia presente, costante e senza dubbio indispensabile per la vita dell’uomo.