Il 29 e 30 ottobre arriva finalmente in Italia il film che ha riscritto i canoni del film-concerto: Metallica – Through the Never. A nove anni dall’acclamatissimo documentario Some Kind Of Monster, la band californiana torna nelle sale cinematografiche con una straordinaria esibizione dal vivo a cui viene affiancata la misteriosa avventura di un giovane roadie di nome Trip. E grazie alla tecnologia 3D lo spettatore potrà non solo immedesimarsi nei fortunati spettatori del parterre ma addirittura salire sul palco con la band.
Metallica – Through the Never di Nimród Antal, USA (2013), 92’.
Sceneggiatura: Nimród Antal & Metallica
Fotografia: Gyula Pados
Montaggio: Istvan Kiraly
Stage designer: Mark Fisher
Direttore di produzione: Dan Braun
Produttore: Charlotte Huggins
Produzione: Picturehouse Entertainment, Blackned Recordings
Distribuzione: Lucky Red
Cast: James Heatfield, Lars Ulrich, Kirk Hammett, Robert Trujillo, Dane Dehaan
Il binomio film/concerto si è ormai trasformato – almeno da quando è stato accorpato con la tecnologia 3D – in una nuova frontiera cinematografica ancora tutta da esplorare. Per quanto appena sbocciato, il filone sembra però essersi già standardizzato in un format semplicistico che si limita a proiettare i concerti sul grande schermo, autoconfinandosi a semplice promozione per il mercato dell’home-video musicale. Sono così approdati al cinema concerti che hanno fatto la storia della musica, riproposti in versione restaurata, ed esibizioni live – anche in diretta satellitare – dei grandi artisti della scena musicale contemporanea. I Metallica – che nei loro tre lustri di carriera hanno sfidato e abbattuto non poche barriere ideologiche del mondo del rock – non hanno voluto limitarsi a intraprendere nessuna di queste due facili strade e ne hanno inventata direttamente una terza.
Il film Metallica – Through the Never erige le sue fondamenta sulle riprese di due concerti tenuti dalla band a Vancouver nel 2013, ma si distingue da tutti i film/concerto che l’hanno preceduto grazie a un inserto drammatico vero e proprio: la storia del giovane roadie Trip (interpretato da Dane Dehaan). Il ragazzo è un factotum della road crew e rappresenta l’ultima ruota del grande carrozzone dei Metallica, ma allo stesso tempo diventa la personificazione di tutti quei fan che vivono mangiano e respirano con la musica della band californiana.
Il concerto è appena iniziato e Trip – che si è imbucato sulle gradinate – viene richiamato dal capo della crew che gli affida un compito: uno dei camion addetti al trasporto della strumentazione è rimasto in panne fuori dall’arena e lui dovrà raggiungerlo con una tanica di benzina e recuperare una “cosa” molto importante per la band. Il ragazzo abbandona a malincuore il concerto e si avventura così in una città misteriosa dove, all’insaputa di tutti, è appena scoppiata una violenta sommossa. Quella che sembrava una semplice commissione si trasforma così in un viaggio onirico in cui incubo e realtà si mescolano con le chimere evocate dalla musica dei Metallica che, nel frattempo, continuano a esibirsi.
Per Trough the Never Mark Fisher ha realizzato uno dei palchi più spettacolari di tutta la storia del rock. Il produttore britannico è stato capace di raccogliere gli oltre trent’anni di carriera della band, con tutta la sua storia e la sua mitologia, tirando fuori dalla soffitta vecchie memorabilia come la gigantesca statua di Edna (souvenir del Damage Justice Tour 88/89) e realizzando nuove meraviglie come la gigantesca sedia elettrica sospesa sul palco (un omaggio alla copertina dell’album Ride The Lighting).
Se però negli esperimenti precedenti era sempre stato il cinema a prestarsi alla musica, in Trough the Never avviene l’esatto contrario. Tutta l’esibizione della band è stata pensata, costruita – e in alcuni casi sacrificata – unicamente ai fini della sua mise en scène sul grande schermo. La regia di Antal, per quanto riguarda il concerto, non ha niente a che vedere con quella comunemente usata per riprendere gli eventi musicali dal vivo. La macchina da presa si focalizza sempre sullo show in quanto tale, adombrando molte sottigliezze musicali. Scelta stilistica confermata dalla scaletta del concerto, che ha sorpreso tutti i fan di vecchia data per l’assenza di brani fondamentali del repertorio dei four horseman, come Seek And Destroy, Fade To Black e Sad But True. Tutte le quindici canzoni sono state scelte – e in alcuni casi tagliate – in funzione della loro spettacolarità e della connessione con la storia di Trip. Per questo il film è un’opera a 360° e non si limita ad essere una semplice leccornia per i fan più accaniti della band. Tanto è vero che sono proprio loro ad essere inconsciamente penalizzati, visto che finiranno per percepire come un “tradimento” la brevità della scaletta e non si godranno l’effetto sorpresa di molte scenografie.
Fatte le debite e dovute proporzioni, Trough the Never finisce per somigliare a Kill ‘Em All, l’album di debutto della band. Un’opera che si distacca da qualsiasi cosa l’abbia preceduta e traccia una vera e propria linea di demarcazione tra passato e futuro all’interno di un genere che sembrava già esaurito. I Metallica hanno osato, ancora, e il loro esperimento si è rivelato incredibilmente nuovo, potente e pesante, come i loro riff.