Domenica 6 ottobre 2013, presso Il Nuovo Cinema Aquila, è stato proiettato il documentario Milleunanotte, di Marco Santarelli, nell’ambito del Festival “Visioni fuori raccordo”. Viene raccontata la vita dei detenuti del carcere bolognese, si descrive la loro ansia e la preoccupazione di sopperire, per le necessità più elementari, alla lenta burocrazia del sistema.
Milleunanotte, di M.Santarelli, Italia 2012, 82′
Soggetto: Marco Santarelli
Fotografia: Alfredo Farina
Montaggio: Marco Santarelli
Prodotto da: Marco Santarelli, Roberto Ruini, Gloria Giorgianni
Produzione: Otto Filmaker e Pulsemedia
Milleunanotte ci porta all’interno del carcere di Bologna, facendoci assaporare i suoi meccanismi intricati, di totale distaccamento rispetto al mondo esterno, la sua chiusura ermetica a scatola cinese. La prigione sembra uno scrigno varcata la soglia del quale si entra in una dimensione parallela dove tutto diventa più difficile, e non soltanto nel senso retorico del termine. Tralasciando le questioni morali o legali, legate al motivo per cui i detenuti si trovano in un regime di privazione della libertà, il documentario ci fa effettivamente riflettere sulla giustezza di determinate politiche. Quando anche una semplice telefonata si ancora ai meccanismi contorti della burocrazia, quando incontrare una psicologa risulta la più grande delle gioie, oppure quando quattro individui vivono stipati in un’unica cella di cinque metri quadri, allora le riflessioni predominanti riguardano il concetto stesso di umanità.
Tecnicamente, il documentario di Marco Santarelli è diviso in due parti. La prima, appunto, è ambientata all’interno del carcere, ovattato e claustrofobico, affine ad una cellula dislocata in un comparto parallelo di mondo. La seconda parte segue invece il ritorno alla libertà di Agnes, detenuta ex tossicodipendente, che muove i suoi primi passi da donna libera. Dal balcone della sua nuova casa si vedono gli alberi, e dopo tutto l’isolamento forzato che abbiamo respirato ascoltando le storie dei detenuti di Bologna, vedere il verde, l’acqua, osservare Agnes che si muove liberamente mentre prepara la cena, sembra molto di più di quello che in realtà ci sembra nella vita quotidiana. In parecchi casi, del tutto lampante, ed asserire il contrario sarebbe inutilmente buonista. Eppure tra quelle quattro mura sbarrate si intreccia un microcosmo di storie ed esperienze dissimili. E chissà se per me molti di quei “protagonisti” non sarebbe più opportuno un percorso rieducativo che prescinda dalla privazione dello spazio vitale. Marco Santarelli si concentra quasi esclusivamente su detenuti stranieri, e questo può far nascere un’ulteriore serie di considerazioni legate ai punti di vista individuali, forse il Regista lo ha fatto di proposito.
Milleunanotte è un nome che evoca paesaggi esotici, terre lontane, voli di fantasia, e che, in questo documentario, si scontra inesorabilmente con lo sguardo mite e sognante di Agnes che, prima di uscire di prigione, sta fumando una sigaretta con gli occhi rivolti all’orizzonte e le braccia intrappolate in un groviglio di sbarre, ermetiche ed isolate come i meccanismi burocratici che rendono tutto più difficile, lì dove la vita già di per sé inizia a stento a potersi considerare tale.